Alcune signore romane sono state individuate come discendenti di Napoleone a partire dall’analisi e comparazione del loro DNA con quello di alcune ciocche di capelli del politico francese.
È da poco trascorso il 5 maggio, e quale migliore occasione per parlare di Napoleone? Delle sue discendenti, a dire il vero, che sono state trovate attraverso test del DNA confrontato con alcune ciocche del celeberrimo politico e generale francese.
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Le ciocche di Napoleone
La storia, come riporta Corriere.it, parte da alcune ciocche di capelli di Napoleone finite nelle mani di Giovanni Natale Santini, un garzone che lo seguì a Sant’Elena. Egli probabilmente ne faceva incetta, perché quando nel maggio 1817 giunse in Italia, la polizia austriaca lo fermò. Non avendo modo di incarcerarlo gli riconsegnò tutte le sue cose tranne tre ciocche di capelli di Napoleone. Queste entrarono a far parte del fascicolo relativo alle «Indagini sul Santini», conservato nel fondo «Presidenza di governo» dell’Archivio di Stato di Milano.
Lo studio per trovare i discendenti di Napoleone
Per assicurarsi che quei peli fossero davvero di Napoleone servivano indagini scientifiche. E così li si è affidati all’antropologa forense del Dipartimento di Biologia dell’università di Firenze, Elena Pilli.
“Per dare un nome e cognome — fa sapere la scienziata — abbiamo la necessità di confrontare un campione ignoto con uno noto. Data la distanza dal prelievo, il 1816, si è cercato un campione di confronto tra i Dna uniparentali di tipo mitocondriale, che passano per linea materna”.
E così la Pilli ha stilato alberi genealogici partendo da mamma e sorelle di Napoleone scendendo per vedere se ci fosse ancora in giro qualche discendente. “Siamo partiti dalla sorella di Napoleone, Carolina, che sposò Murat ed ebbero due figlie, Letizia e Luisa, e siamo riusciti a ripercorrere la linea femminile di Letizia fino a oggi, sei o sette generazioni dopo. Abbiamo individuato cinque signore romane (tre sorelle, una con due figlie), che hanno donato il loro campione salivare”.
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I risultati delle analisi
Una volta acquisiti i tamponi si è passati alle analisi di laboratorio. “Prima abbiamo analizzato le tre soluzioni pilifere dell’archivio, estratto il Dna e analizzato il mitocondriale tramite analisi bioinformatica. Da ciascuna delle tre ciocche sono state prelevate due formazioni pilifere e ne è stata utilizzata una. Le prime due, i campioni 1a e 2a erano perfettamente sovrapponibili, la terza no”.
La fase successiva ha visto l’estrazione del Dna mitocondriale dai tamponi delle signore. “Questo è risultato completamente sovrapponibile alla formazione pilifera 1a e 2a. Hanno lo stesso Dna mitocondriale” ha concluso la studiosa.
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