Una ricerca condotta dalla prof. Melinda Mills del Leverhulme Center for Demographic Science, dell’Università di Oxford, ha dimostrato qualcosa di molto particolare: nel nostro DNA ci sono ben 371 regioni che influenzano aspetti della nostra vita che mai avremmo pensato legati alla genetica, come l’età del primo rapporto sessuale e quella del primo figlio, sia negli uomini che nelle donne.
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“L’età al primo rapporto sessuale e l’età alla prima nascita hanno implicazioni per la salute e l’idoneità evolutiva. Prevediamo che i nostri risultati riguarderanno importanti interventi nell’infertilità, nella salute sessuale e mentale degli adolescenti”, ha spiegato la dottoressa Mills “Ciò che fa questo studio è estendere ciò che sappiamo sui predittori sociali e genetici per trovare non solo la proporzione spiegata dalla genetica, ma isolare effettivamente le varianti genetiche (posizione sul DNA) ed esaminare la loro funzione biologica”
Come è possibile che la genetica influenzi l’età del primo rapporto sessuale? C’è un altro studio, pubblicato nel 2020 su Nature Genetics, che ha messo a confronto Dna e comportamenti sessuali di ben 125.000 britannici di età compresa tra i 40 e i 69 anni e che è stato poi replicato su altre 250.000 persone, tra islandesi e statunitensi di discendenza europea, che spiega bene come è possibile.
Innanzitutto va chiarito che il DNA influisce al 25%, mentre l’educazione e il contesto sociale al restante 75%. Esistono però delle varianti genetiche che influenzano direttamente anche i nostri comportamenti: la CADM2, ad esempio, determina la propensione ad assumerci dei rischi. Questa variante quindi gioca un ruolo nella perdita precoce della verginità e anche nella decisione di avere più figli. All’opposto c’è il gene MSRA, che invece determina l’irritabilità di una persona e che viene associato a perdita più tardiva della verginità.