Il progetto MedFever, coordinato da Eleonora de Sabata, punta alla misura delle temperature marine per valutare il mutamento dell’ecosistema
È tutto italiano il progetto per la misurazione della temperatura del mare. Si chiama MedFever e che, capitanato dalla ricercatrice Eleonora de Sabata, che coinvolge dieci centri di immersione, sparsi nel territorio italiano.
“Stiamo vedendo il mare cambiare davanti ai nostri occhi. Abbiamo assistito, negli ultimi anni, a significative morie di gorgonie gialle e rosse, di Astroides calycularis e di Cladocora, due madrepore piuttosto comuni nei nostri ecosistemi. Sono gli organismi che colorano il Mediterraneo, che si impoverisce anche a causa dell’innalzamento della sua temperatura. Così, abbiamo deciso di essere tra i primi a misurarla con una nuova rete civica di monitoraggio che parte dal basso”.
Dice la ricercatrice.
Grandi cambiamenti nei nostri mari
MedFever prevederà l’istallazione di sensori che costituiranno una rete di monitoraggio del territorio marino. Questa rete di sensori registrerà ad intervalli di 15 minuti la temperatura dell’acqua acquisendo delle mappe di distribuzione tenedno in considerazione anche la profondità. Lo scopo sarà quello di valutare gli effetti del surriscaldamento globale sui mari, registrando ogni cambiamento anomalo nei fondali. Da tempo infatti che i ricerctori sono impegnati nei monitoraggi registrando ogni anno nuove anomalie.
Il mare si sta infatti riscaldaldo di anno in anno, circa un grado oni 30 anni. Questi cambiamenti possono portare a numerosi squilibri nell’ecosistema e alla diffusione di epidemia. Questo fenomeno è detto tropicalizzazione, come spiega Roberto Danovaro, presidente della stazione zoologica Anton Dohrn. A causa di ciò il nostro mare viene infestato di specie estranee, caratteristiche di ecosistemi tropicali, come il pesce scorpione al pesce palla maculato. Queste specie sono pericolose sia per l’uomo che per l’ecosistema, infatti il Mnemiopsisleidyi, che è uno ctenoforo, può portare alla moria di larve di pesce. I dati confluiranno quindi nella open source T-MEDNe, in modo tale da essere a disposizione dei ricercatori di tutto il mondo impegnati in questo campo. L’intero progetto potrà godere anche degli sofrzi dei suubacquei volontari nel Mediterraneo, permettendo a questo progetto di estrema importanza di essere portato a termine.
LEGGI ANCHE – Le molte fonti di inquinamento dietro il calcio