Sta per arrivare un nuovo tipo di mascherina ecosostenibile chiamata Eta 20. Si tratta infatti di una mascherina che non dovrà essere gettata ma potrà essere riutilizzata dopo numerosi lavaggi, avendo quindi impatto zero sull’ambiente. Ed è solo primo dei vantaggi che offre questo nuovo supporto anti-covid, infatti la fabbricazione permetterà a soggetti svantaggiati di integrarsi socialmente lavorando. Inoltre l’invenzione stessa e la sua produzione genereranno nel tempo un indotto economico, creando posti di lavoro e ulteriori entrate fiscali. In questo modo sarà possibile sfruttare la difficile situazione che stiamo vivendo a causa della pandemia creando nuove possibilità di impiego.
Una mascherina, tanti obbiettivi
Il materiale impiegato per la fabbricazione della mascherina è un tessuto di Pretty (società cooperativa carpigiana). Questo tessuto viene trattato con tecniche antigeniche, conferendole quindi le sue proprietà antibatteriche ed antivirali. Inoltre i filtri sono fabbricati dall’azienda Baritech Operation.
«La nostra azienda ha iniziato da marzo 2020 un progetto di riconversione industriale, che l’ha portata a produrre dispositivi medici certificati sia monouso sia lavabili. Eta 20 rappresenta il punto di arrivo di un percorso che ha permesso alla nostra piccola realtà artigiana di mantenere in questo anno così difficile la piena occupazione e di non fare ricorso ad alcun tipo di ammortizzatore sociale»
afferma Stefano Forti, responsabile di Pretty.
L’intero progetto della mascherina, come sottolinea Rita Ghedini (presidente di Legacoop Bologna), sposa molti obbiettivi green dell’Agenda Onu 2030. Il primo è certamente il goal 3 per la salute collettiva. Il secondo è il goal 8 per creare lavoro dignitoso per le fasce più vulnerabili di lavoratori. Ed infine il goal 13 per la lotta contro il global warming.
Un connubio vincente di imprese e università
Il progetto della mascherina Eta 20 è un’idea della cooperativa sociale Eta Beta, che ha svolto il lavoro collaborando l’Università di Bologna, Pretty Moda e Zero Waste Italy. L’idea è promettente, ed infatti il filtro antibatterico è certificato dall’Alma Mater.
La programmazione della produzione per adesso prevede 20 mila mascherine a settimana permettendo poi a decine di persone svantaggiate di usufruire di essere.
«Questa mascherina rappresenta un’alternativa importante al disastroso sistema dell’usa e getta, i dispositivi Ffp2 e Ffp3 non sono di fatto riciclabili. Siamo al fianco di Eta Beta fin dal progetto “Lavanda”, la lavanderia dei pannolini ecocompatibili per bambini a noleggio e il rapporto è andato intensificandosi durante quest’ultimo anno pandemico per sviluppare e strutturare il sistema lava-nolo di Eta 20»
spiega Rossano Ercolini di Zero Waste Italia.