I ricercatori dell’Università di Nottingham nel Regno Unito hanno sviluppato un nuovo approccio passivo e anti-attaccamento per controllare i diversi problemi associati ai funghi dannosi. Come le malattie umane, i raccolti di cibo rovinati e il biodeterioramento di prodotti e materiali. Sebbene aiuti a resistere all’attaccamento dei funghi, l’approccio non dipende dall’uso di bioattivi chimici come fungicidi o antimicotici. Inoltre potrebbe portare a nuovi spray per controllare le malattie delle colture, rivestimenti per dispositivi biomedici e superfici quotidiane soggette a contaminazione da funghi.
I funghi: un problema attuale
È necessario un nuovo approccio per controllare i funghi distruttivi poiché le strategie esistenti che utilizzano antimicotici e fungicidi stanno perdendo il loro valore a causa della crescente resistenza, mentre l’interesse per le tecnologie che utilizzano agenti bioattivi è limitato a causa delle preoccupazioni sulle normative ambientali. Tutto ciò rende i nuovi approcci privi di bioattività per combattere i funghi nocivi potenzialmente molto vantaggiosi per l’industria.
Come riportato in Science Advances [Vallieres et al. Sci. Adv. (2020)], il team ha identificato polimeri resistenti all’attaccamento di diversi tipi di funghi, come gli agenti patogeni, utilizzando un rivestimento di polimeri di (met) acrilato. I ricercatori hanno esaminato centinaia di tali polimeri ad alto rendimento, individuando alcuni che riducono l’attaccamento dell’agente patogeno umano Candida albicans, del patogeno delle colture Botrytis cinerea e di altri funghi. È stata sviluppata una formulazione con i materiali per la stampa 3D a getto d’inchiostro, con componenti che mostrano una riduzione fino al 100% del biofilm di C. albicans rispetto ai materiali commerciali. Inoltre hanno anche stampato parti per dispositivi medici in grado di resistere alla colonizzazione fungina.
Un’alternativa ai fungicidi
Caratteristiche chimiche specifiche dei polimeri erano associate a un debole attaccamento fungino. Inoltre, i materiali erano atossici, il che supporta la loro utilità passiva. Ad esempio, superfici fogliari con rivestimento a spruzzo che resistevano alle infezioni fungine, non mostravano evidenza di tossicità per le piante. Essendo passiva, questa strategia alternativa di controllo dei funghi non richiede lo stesso tipo di “effetto letale” dei fungicidi. I materiali possono poi essere incorporati nei prodotti per contrastare il deterioramento dei funghi. Come ha affermato il ricercatore capo Simon Avery:
“Questo è il primo studio ad alto rendimento sulle sostanze chimiche dei polimeri che resistono all’attaccamento fungino”.
Il team sta ora cercando di esplorare le modifiche chimiche per personalizzare e ottimizzare le proprietà dei materiali polimerici per le varie applicazioni proposte. Vorrebbero anche testare i materiali rivestiti nelle impostazioni di applicazione pertinenti, ad esempio procedendo verso prove sul campo per malattie delle colture o potenziali sperimentazioni cliniche per dispositivi medici. Un’altra possibilità è una tecnica simile per i patogeni batterici per il rivestimento di un catetere per prevenire le infezioni nei pazienti.
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