Un abito da lavoro post pandemia: riutilizzabile, leggero e con un eco-mascherina antivirale. Dovrebbe essere così la nuova divisa del futuro, delineata da Klopman.
L’azienda, leader nel settore, ha ipotizzato 4 tendenze che le imprese seguiranno per i propri collaboratori. Un cambiamento dovuto certamente alla trasformazione del mercato globale durante l’emergenza da coronavirus.
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Un progetto che coinvolge diverse categorie: dall’automotive al settore ospedaliero, da quello petrolifero ed energetico alla produzione di alimenti.
Abito da lavoro: sostenibili, confortevoli e leggere
L’abito da lavoro sarà prima di tutto “green”. La divisa potrà infatti essere riutilizzata in linea con i principi di sostenibilità ambientale. L’emergenza sanitaria attuale ha richiesto, per quanto riguarda le mascherine, quasi un miliardo di unità al mese, (fonte: Politecnico di Torino).
Così i lavoratori potranno riutilizzare e sterilizzare l’abito più volte. Le divise subiranno trattamenti antibatterici perfezionati con specifiche antivirali per ridurre significativamente i rischi di proliferazione batterica ma anche la carica virale, fino al 99%.
Ogni dipendente avrà una mascherina personalizzata, sterilizzabile e riutilizzabile. Questo eviterà anche pratiche scorrette di smaltimento. Secondo il WWF, infatti, la dispersione in natura anche solo dell’1% delle mascherine usa e getta vorrebbe dire ben 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente. Se pensiamo che il peso di ogni mascherina è di circa 4 grammi, parleremmo di oltre 40 tonnellate di plastica in natura. Per questo è preferibile l’uso di mascherine in tessuto tecnico riutilizzabili fino a 50 volte.
Le divise saranno confortevoli e leggere. Fatte con fibre naturali e riciclate, tessuti stretch, avranno una vestibilità e traspirabilità ottimali.