Un progetto realizzato da un team di ricercatori, con lo scopo di recuperare, oltre oro e rame, anche argento, platino, palladio, stagno e piombo. Ecco come
Ricavare oro e rame dai nostri vecchi cellulari oggi è possibile. Grazie a Romeo, il primo impianto pilota in Italia che trasforma pc e smartphone ormai obsoleti in vere e proprie miniere di preziosi. L’apparecchio si trova nel Centro Ricerche Casaccia, a nord di Roma.
Si tratta un progetto realizzato da un team di ricercatori Enea, con lo scopo di recuperare, oltre a oro e rame, anche argento, platino, palladio, stagno e piombo.
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L’idea è quella di “stimolare la creazione di una filiera nazionale completa per il recupero di metalli preziosi da Raee. Purtroppo finora in Italia il riciclo si ferma al trattamento iniziale, meno remunerativo”. Questo “potrebbe affrancare il nostro Paese e l’Europa dalle importazioni provenienti da Cina, Africa e Sud America” – ha spiegato Danilo Fontana, primo ricercatore del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali di Enea.
Oro e rame: come avviene il processo di recupero
Recuperare oro, rame e altri materiali preziosi, dunque, grazie a Romeo. Come? Utilizzando un processo a “temperatura ambiente”, senza pretrattamento delle schede elettroniche. “Romeo ha una resa del 95% nell’estrazione di materiali preziosi da rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee)” – si legge sul sito ufficiale.
Enea ha stimato che dal trattamento di una tonnellata di schede elettroniche è possibile ricavare 129 chilogrammi di rame, 43 chilogrammi di stagno, 15 chilogrammi di piombo, 0,35 chilogrammi di argento e 0,24 chilogrammi di oro, per un valore complessivo di oltre 10mila euro (al prezzo attuale di mercato).
Il processo idrometallurgico permette “una drastica riduzione dei costi energetici rispetto alle tecniche pirometallurgiche ad alta temperatura. Le schede elettroniche sono trattate senza essere sottoposte a un processo di triturazione, mentre le emissioni gassose vengono trattate e trasformate in reagenti da impiegare nuovamente nel processo stesso, minimizzando in questo modo impatto ambientale e produzione di scarti” – ha spiegato il team in una nota.
Non solo, il processo “è caratterizzato da modularità e flessibilità che consentono di trattare anche piccole quantità di rifiuti e di scegliere il grado di purezza del metallo recuperato in funzione delle esigenze di mercato” – si legge.