Si tratta di composti dello ione idruro di elio, il prodotto della combinazione degli elementi leggeri nati poco dopo il Big Bang. Lo studio
Per anni oggetto della ricerca di numerosi astronomi, finalmente è stata vista la prima molecola dell’universo. Una scoperta importante che dobbiamo al gruppo dell’Istituto tedesco Max Planck di Radioastronomia, coordinato da Rolf Güsten e pubblicata sulla rivista Nature.
Parliamo di composti dello ione idruro di elio, il prodotto della combinazione degli elementi leggeri nati poco dopo il Big Bang: gli ioni di idrogeno e gli atomi di elio. I ricercatori hanno individuato le impronte di queste molecole in una nebulosa planetaria a 2.600 anni luce dalla Terra (nella costellazione del Cigno).
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“La formazione dei primi ioni di idruro di elio è stata possibile solo quando la temperatura dell’universo primordiale è scesa al di sotto di 4.000 gradi centigradi. Solo allora, infatti, si sono potuti formare i primi atomi di elio che hanno poi dato origine alle prime molecole del cosmo” – ha spiegato Güsten.
Prima molecola dell’universo:
Come già accennato, si tratta di composti dello ione idruro di elio, il prodotto della combinazione degli elementi leggeri nati poco dopo il Big Bang. “La giovane età della nebulosa l’ha resa un buon candidato per la formazione di ioni di idruro di elio, poiché al suo interno le condizioni sono simili a quelle dell’universo bambino”, si legge su Nature.
Si è giunti a questa scoperta scoperta grazie all’osservatorio Sofia (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), che nasce dalla collaborazione tra la Nasa e l’agenzia spaziale tedesca Dlr. Su un Boeing 747 adattato per ospitare il telescopio, l’osservatorio ha individuato nello spazio interstellare la firma nell’infrarosso di queste antiche molecole. Tutto grazie al suo spettrometro ad alta risoluzione Great.
“È la prima volta che lo ione idruro di Elio, il più potente tra gli acidi, è osservato in natura nel gas attorno a una stella che si sta spogliando degli strati esterni, come accadrà al Sole fra 4,5 miliardi di anni. Un esempio della nostra abilità di essere umani di usare la tecnologia per scoprire com’è fatto il nostro universo” – ha dichiarato Isabella Pagano, direttrice dell’Osservatorio astronomico di Catania dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).