Nature Restoration Law è entrata in vigore il 18 agosto 2024 e impone agli Stati membri di ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine entro il 2030
Secondo il rapporto “Mal’Aria di città 2025” di Legambiente, nel 2024 Milano ha registrato 68 giorni di superamento dei limiti giornalieri di PM10, lo stesso valore di Frosinone, seguita da Verona (66 giorni) e Vicenza (64). La normativa italiana prevede un massimo di 35 giorni all’anno oltre i 50 microgrammi per metro cubo di PM10, un limite ampiamente superato dal capoluogo lombardo e da molte altre città italiane. Parallelamente, l’Unione Europea ha introdotto la Nature Restoration Law, entrata in vigore il 18 agosto 2024, che impone agli Stati membri di ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050. La normativa impone alle amministrazioni locali di non ridurre il verde urbano e la copertura arborea e prevede un costante aumento delle superfici verdi dal 2030 in poi.
Nature Restoration Law: Milano e il contrasto ai cambiamenti climatici
Intervistata da ESG News, Elena Grandi, Assessora all’Ambiente e al Verde del Comune di Milano, ha illustrato le strategie messe in campo dal capoluogo lombardo per contrastare il degrado ambientale e adattarsi alla crisi climatica.
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“Abbiamo accolto con grande soddisfazione questa legge. Ovviamente c’è molto da fare in tema di tutela del suolo, ripristino degli ecosistemi e, più in generale, rispetto a quanto previsto dalla Nature Restoration Law,” ha dichiarato Grandi. “Stiamo già lavorando in questa direzione attraverso il nostro Piano Aria e Clima, che include azioni per la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità, il rafforzamento delle connessioni ecologiche e il recupero dei suoli urbani, trasformandoli in superfici drenanti invece che impermeabili.”
Tra le iniziative già avviate dall’amministrazione figurano la piantumazione di nuove specie arboree resistenti ai cambiamenti climatici, la depavimentazione delle aree urbane per migliorare il drenaggio delle acque piovane e misure per favorire gli impollinatori, con una riduzione mirata degli sfalci in alcune aree verdi.
“Lo scorso anno, nonostante le critiche iniziali, abbiamo destinato il 7% delle aree verdi a sfalcio ridotto,” ha spiegato Grandi. “Questa strategia ha una funzione essenziale: favorire la biodiversità e creare ecosistemi più adatti agli impollinatori. Meno si taglia l’erba, più si sviluppano fiori e piante che forniscono nutrimento agli insetti.”
Un’altra azione chiave è il progetto Forestami, che prevede la messa a dimora di tre milioni di alberi entro il 2030. Tuttavia, Grandi ha precisato che il progetto “non crea nuove superfici verdi, ma si concentra sulla forestazione di aree già esistenti. Nel frattempo, attraverso fondi del PNRR e altri strumenti, stiamo creando nuove aree verdi piantando alberi, arbusti e altre specie vegetali in diverse zone della città.”
La necessità di un cambiamento strutturale
Oltre alle azioni già in corso, l’assessora ha sottolineato la necessità di modificare il Piano di Governo del Territorio (PGT) e il regolamento del verde e quello edilizio, affinché siano allineati con gli obiettivi della Nature Restoration Law. “L’insieme delle modifiche dovrà essere realizzato in modo coordinato, affinché i principi di tutela del suolo siano coerenti tra i vari strumenti normativi e non si creino contraddizioni.”
La sfida di Milano è quella di bilanciare sviluppo urbano e tutela ambientale, garantendo che la città si adatti agli eventi climatici estremi, sempre più frequenti. Le politiche ambientali messe in atto saranno cruciali per invertire il trend negativo e trasformare Milano in una metropoli più sostenibile e resiliente.