Clima impazzito, vegetazione non autoctona e siccità sono stati un mix letale per la California, ma sono un rischio per tutti gli ambienti mediterranei, Italia compresa

La California continua a bruciare: dopo i roghi devastanti di inizio gennaio, nelle ultime ore le autorità stanno divulgando nuovi avvisi di evacuazione a causa di altri due incendi. Uno è nella zona del lago artificiale Castaic a nord della città. Un altro è nel quartiere di Bel-Air.

Incendi che fanno rumore, come fa notare il WWF in una nota stampa: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Fanno più rumore le ville ridotte in cenere che una foresta intera devastata dalle fiamme. Persino il presidente americano Donald Trump è dovuto intervenire sui danni causati dagli incendi divampati a Los Angeles questo mese”

La lezione degli incendi di Los Angeles

Da inizio gennaio, a causa di una serie di roghi di cui non è chiara la causa scatenante, le ville milionarie dei quartieri di lusso sono state ridotte in cenere. Pacific Palisades, Hollywood, Beverly Hills, Malibu, Santa Monica e Altadena sono stati colpiti. I molteplici incendi sono divampati a decine di chilometri l’uno dall’altro. Hanno divorato più di 1.000 ettari in poche ore e oltre 10.000 in meno di 24 ore. Ciò ha causato oltre 20 morti, decine di feriti, più di 200.000 persone evacuate e migliaia di edifici ridotti in cenere.

L’inizio di tutto potrebbe essere stato un guasto elettrico, anche se non si escludono cause dolose. Di certo, però, lo sviluppo drammatico è stato causato da un mix letale di fattori. Anche gli eventi climatici estremi hanno contribuito: le temperature più elevate della media (1°C in più di 40 anni fa), la siccità totale che da mesi colpisce quest’area della California azzerando le precipitazioni (siamo nella stagione delle piogge). Tutto ciò rende la vegetazione secca e infiammabile. Inoltre, ci sono le raffiche calde e insolitamente forti dei “venti di Santa Ana” che hanno soffiato a un’intensità che non si registrava da oltre dieci anni (circa 150 km/h). I forti venti hanno diffuso rapidamente le fiamme, rendendole in poche ore talmente intense da essere impossibili da domare dai vigili del fuoco. Ciò ha impedito inizialmente anche l’impiego dei canadair.

California e specie vegetali non autoctone

La California ha sempre sofferto per gli incendi, che fanno parte della sua storia. Le specie di piante presenti nella zona, arbusti bassi, umidi e verdi come i chaparral, costituivano un aiuto nel domarli e contenerli. Ad oggi si registra invece una prevalenza di piante invasive e specie non autoctone che hanno effetti negativi sugli ecosistemi locali. Questi includono graminacee e alberi portati in California a scopi agricoli, estetici o per caso. Hanno trasformato la dinamica degli incendi nello stato.

Anche gli alberi di eucalipto, introdotti in California negli anni, non aiutano. Sono secchi ed oleosi ed hanno una corteccia simile a carta. Quando si stacca può volare rimane nel vento, distribuendo le braci anche a kilometri di distanza.

Incendi boschivi, una soluzione dal WWF

Per impedire che situazioni analoghe si verifichino è cruciale lavorare sulla prevenzione del rischio proprio in queste aree di interfaccia. Pianificare le azioni rende il territorio più resiliente. Sensibilizzare le comunità che lo vivono è altrettanto importante. Il WWF Italia ha appena concluso un progetto pilota su questo tema, “OFF-Out Forest Fire”. L’obiettivo è stato proprio quello di lavorare sul territorio. Inoltre, preparare le comunità sul tema della prevenzione e renderle “fire-smart”.

Dalle prime indagini in California sembra che questa prevenzione non venisse attuata magistralmente. L’evacuazione è stata caotica, rallentando le operazioni emergenziali, forse per la mancanza di un apposito piano. La poca acqua piovana non veniva trattenuta in appositi serbatoi per essere impiegata in situazioni di emergenza di questo tipo. Invece, veniva riversata nell’Oceano. Le case erano costruite troppo in prossimità dell’infiammabile vegetazione boschiva che non veniva gestita con appropriati interventi di selvicoltura preventiva.

Eventi climatici estremi ed errori umani, un mix perfetto che ha lasciato il segno. Speriamo servirà almeno per renderci conto che gli incendi del futuro vanno spenti oggi.