La linea che separa uso e abuso è sempre molto sottile, e l’ultimo rapporto Aifa sull’assunzione dei farmaci da parte degli anziani pare confermarlo.
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha rilevato come durante la terza età spesso si assuma un quantitativo di medicinali oltre il necessario. E come si suole dire il troppo stroppia. In media, gli ultra sessantacinquenni assumono tre farmaci differenti al giorno, valore che aumenta fino all’età di 84 anni per poi decrescere.
Tra le categorie farmacologiche più diffuse ci sono medicine per l’ipertensione, i gastrointestinali, gli antibatterici e la vitamina D. Ma spiccano anche gli antidepressivi e i farmaci per la terapia del dolore (fonte: Repubblica.it). La pandemia, poi, ha avuto effetti anche sulle abitudini farmacologiche della popolazione con un aumento degli anticoagulanti rispetto ad antibiotici e antinfiammatori.
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Quanto sottolinea Aifa insieme all’Istituto Superiore di Sanità, in particolare, è il rischio che l’inadeguatezza delle prescrizioni possa essere dannoso. Assumere troppe molecole e principi attivi diversi tra loro, infatti, potrebbe arrecare più problemi che benefici alla salute dell’anziano. Se, per esempio, la prescrizione supera i cinque principi assunti contemporaneamente i dati parlano di maggiore rischio di ospedalizzazione legata ai farmaci.
Da qui, la necessità di alcune indicazioni che le due istituzioni hanno diffuso nel documento ‘L’uso dei farmaci nella popolazione anziana in Italia’. La strada maestra è quella della ‘deprescrizione’, ovvero della riduzione dei medicinali da assumersi. Un via percorribile con la medicina personalizzata che, grazie anche al contributo di diversi specialisti in comunicazione fra loro, può migliorare le abitudini degli anziani. E il loro benessere.
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Articolo di Paola M. Farina
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