Rebellion of One, la ribellione del singolo, è il concetto che ha spinto decine di attivisti a bloccare il traffico nelle principali città d’Italia
Mentre in Inghilterra si svolgeva il G7 e si parlava di diritti umani, pandemia, Cina e ambiente, in diverse città d’Italia si svolgeva una protesta silenziosa ma potente, riconoscibile e precisa: quella di Rebellion of One, il grido non violento degli attivisti che pretendono “che venga fatto tutto il necessario, ora”.
Rebellion of One è l’emanazione diretta di Extinction Rebellion, un movimento non violento fatto di persone di ogni estrazione sociale che è iniziato in risposta al rapporto IPCC, dove si afferma che abbiamo solo 12 anni per fermare i catastrofici cambiamenti climatici. E’ nato nel 2018 nel Regno Unito ed è cresciuto velocemente in tutto il mondo, ora ci sono gruppi di Extinction Rebellion in 72 paesi e circa 30 gruppi locali in Italia.
Il modus operandi è sempre lo stesso: attivisti non violenti si posizionano seduti o in piedi sulle carreggiate di strade ad alto scorrimento di traffico, con dei cartelli davanti e dietro che riportano frasi semplici e dritte.
🚨 COS’È SUCCESSO A TORINO? 🚨
Ieri, l’azione diretta nonviolenta di Extinction Rebellion Torino ha smosso non poco le…
Pubblicato da Extinction Rebellion Italia su Domenica 13 giugno 2021
“Sono terrorizzato dalla sesta estinzione di massa e dalla crisi climatica” si leggeva sul cartello retto da Marco, ricercatore dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che ha bloccato il traffico di Piazza Vittorio, a Torino.
“Sono agosciato per il mio futuro e quello dei miei figli a causa del cambiamento climatico”, era invece scritto sul cartello di un’attivista di Bologna, trascinato via dalle forze dell’ordine mentre faceva resistenza passiva.
“Dal 1° giugno, la “Ribellione del G7” ha preso il via in diversi paesi del mondo per culminare con 3 giorni di proteste in Cornovaglia dove si tiene il vertice del G7, da oggi al 13 giugno: oltre all’Italia, attivi Belgio, Repubblica Ceca, Polonia, Francia, Olanda, Irlanda, Germania, Regno Unito, Repubblica Democratica del Congo e tanti altri paesi, uniti per denunciare la cecità di una politica primitiva che non vuole affrontare la crisi climatica ed ecologica con scelte politico-economiche antisistemiche, coraggiose e necessarie”, si legge nel comunicato stampa di XR Italia.
XR protesta durante lo svolgimento del G7 per queste ragioni:
“Dall’inizio della pandemia, nonostante gli impegni presi, i governi del G7 hanno dirottato oltre 189 miliardi di dollari di fondi pubblici nel sostegno al carbone, al petrolio e al gas. Nella maggior parte dei casi il denaro fornito alle industrie è stato concesso senza condizioni che vincolino le aziende a ridurre le proprie emissioni climalteranti. Sulla base delle politiche attuali, le temperature globali rischiano di aumentare di 2,6 °C entro il 2050. In questo scenario, i paesi del G7 perderebbero circa l’8,5% del PIL all’anno, l’equivalente di quasi due pandemie da Covid-19 ogni sei mesi [Report Oxfam & Swiss Re Institute]”
Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e saranno sempre ed ancora più evidenti: invece di cercare le differenze che ci dividono e ci mettono gli uni contro gli altri, dovremmo iniziare a considerarci un unico popolo, una entità unita che deve fronteggiare una situazione che sarà molto complessa.
“Le scelte che verranno discusse in questi giorni dai paesi del G7 saranno cruciali nel garantire una transizione verso un futuro sicuro per tutte le popolazioni del pianeta. Un catastrofico aumento della temperatura globale che metterà a rischio milioni di vite, l’economia mondiale e il mondo per come lo conosciamo. Questa consapevolezza risulta essere la grande assente del vertice.
Ribellarsi è fondamentale e urgente”, concludono gli attivisti di XR Italia.