Uno studio della Tomsk State University in Russia ha dimostrato la presenza di microplastiche nella neve presente in zone remote siberiane
Gli scienziati della TSU presso l’Istituto biologico stanno avviando una ricerca per determinare la distribuzione delle microplastiche nelle precipitazioni atmosferiche in Siberia e le caratteristiche del trasferimento delle microparticelle da parte delle correnti d’aria. Nell’ambito della spedizione nel Distretto Federale Siberiano, il personale dell’Istituto Biologico TSU esaminerà una vasta area da Biysk all’Artico, con un percorso di campionamento della neve totale di 5.000 chilometri.
Il problema diffuso delle microplastiche
Le microplastiche (particelle di plastica <5 mm) sono un contaminante di crescente preoccupazione ecotossicologica negli ambienti acquatici, nonché per la salute umana. Sebbene l’inquinamento da microplastiche sia diffuso su terra, acqua e aria, questi ambienti sono comunemente considerati indipendentemente. Tuttavia, in realtà sono strettamente collegati. Adesso, queste particelle sono state trovate anche nella neve siberiana.
Il team di ricerca ha scandagliato 20 regioni siberiane e i risultati dimostrano la presenza di fibre plastiche in tutto il territorio. L’ipotesi è che probabilmente queste particelle siano state trasportate attraverso il vento. Questo ha portato alla diffusione delle microplastiche anche in zone remote, dove, attraverso lo scioglimento della neve, riescono a penetrare il terreno. I risultati rilevano poi una maggior concentrazione nelle zone limitrofe dei centri abitati.
Risultati preoccupanti
Il piano del team prevedeva di iniziare campionando neve ed acqua piovana nella zona di Tomsk a partire dallo scorso autunno. Successivamente, tra febbraio e marzo 2021, si è proceduto analizzando la neve nei territori regionali già citati. La scelta della finestra temporale è dovuta al fatto che tra febbraio e marzo la neve è più spessa e i venti sono più intensi. La zona preposta per la raccolta dei campioni va dal Gorno Altai (Biysk, Belokurikha) all’Artico (distretto di Tazovsky). Il team ha raccolto per ogni zona 3 campioni per ottenere una statistica di dati attendibile.
Già nella zona di Tomsk, i primi risultati mostravano la presenza di microplastiche e fibre di varia natura. La presenza di frammenti più grandi è meno invasiva, dato che per il loro peso il vento non ne ha trasportato grandi quantità.
“Le persone usano la plastica da oltre un secolo e mezzo. I polimeri sintetici si decompongono molto male e molti paesi non sono ancora arrivati alla raccolta e all’utilizzo mirato di questo materiale. Quindi, sempre più prodotti del suo decadimento – le microplastiche – si accumulano nell’ambiente. È noto che una quantità significativa di microplastiche finisce nell’acqua dolce e nei sistemi marini. Ciò è confermato dalla nostra ricerca. Il nuovo progetto valuterà la concentrazione di microparticelle sintetiche nella precipitazione solida e liquida.”
spiega Yulia Frank, uno dei partecipanti al progetto partecipanti, uno scienziato presso il TSU Biological Institute.
Abbiamo quindi a che fare con l’ennesima dimostrazione dal problema dell’inquinamento da microplastiche. La loro diffusione è ormai capillare in tutto l’ambiente. I primi pericoli sono stati rilevanti negli oceani, infatti le particelle sono arrivate fino ai mari artici. Il pericolo per l’uomo è che esse finiscano nei pesci che mangiamo abitualmente. Ora abbiamo le prove che il problema è ben più ampio ed ora più che mia sono necessarie azioni concrete.