Un viaggio allucinante, difficile anche da guardare, ma che ci mette davanti ad un’evidenza: gli allevamenti intensivi sono bombe ad orologeria
Il viaggio di “Presa diretta” negli allevamenti intensivi, a cui ha contribuito LAV (Lega Anti Vivisezione) da anni impegnata sul campo su queste tematiche, ha documentato lo stretto legame fra questo tipo di allevamenti e il pericolo di pandemie: un’inchiesta difficile anche da guardare, ma dalla quale è emersa nuda e cruda proprio questa verità.
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Controllare tutto il pollame che viene macellato sul nostro pianeta è impossibile: nonostante le normative stringenti esistenti in Italia ed in Europa, ci sarà sempre qualcosa che sfugge e che può trasformarsi in un problema sanitario grave. Parliamo, solo in Italia, di 580 milioni di capi all’anno, il 95% dei quali provenienti da allevamenti intensivi.
Gli allevamenti intensivi sono luoghi in cui non entra mai la luce del sole e nei quali gli animali nascono solo per crescere il più velocemente possibile e morire altrettanto velocemente, per sfamare un mondo sempre più affamato di carne.
I polli broiler sono stati brevettati perchè in 35-40 giorni crescano e siano pronti per essere macellati: sono animali completamente sproporzionati, con un enorme petto e zampe che non li sostengono. Questo li porta ad avere problemi di equilibrio, a non riuscire ad alimentarsi e quindi a sviluppare infezioni, ad ammalarsi e a morire molto più facilmente. La loro carne però costa poco ed infatti arriva sui nostri scaffali a prezzi irrisori.
Le immagini che abbiamo visto sulla Rai sono state realizzate grazie al supporto della squadra investigativa LAV: persone coraggiose che documentano realtà allucinanti, fatte di polli e tacchini morti da giorni e in stato di avanzata decomposizione, a contatto con gli animali che poi finiscono sulle nostre tavole.
La condizione degli allevamenti intensivi di maiali è la stessa, se non peggiore: anche qui animali sofferenti, malati, mescolati a carcasse in stato di decomposizione. In altri casi, le carcasse vengono buttate fuori dagli stabilimenti, alla mercè degli animali selvatici.
Gli allevamenti intensivi sono bombe ad orologeria ed oggi, quando tutto il mondo sta subendo gli effetti devastanti di una pandemia nata proprio da un salto di un virus, passato da una specie animale a quella umana.
Cosa possiamo fare noi consumatori?
“Ai cittadini –si legge sul sito della LAV– proponiamo di usare il loro potere più grande, che sono gli acquisti di cibo, per invertire la tendenza, per costruire un futuro diverso basato sulle proteine vegetali. Alla politica proponiamo scelte economiche e sociali che fermino lo scempio degli allevamenti, con miliardi di contributi pubblici per distruggere la vita sul Pianeta, e una transizione alimentare senza la quale non potremo garantire un futuro al Mondo“