Tra le novità annunciate nel nuovo governo, c’è la creazione di un Ministero della Transizione Ecologica. Sembrava una buona notizia, ma la partenza non è altrettanto buona.
Il neoministro per la Transizione Ecologica Cingolani, solo un anno fa, dichiarava in un’intervista per la rivista del colosso energetico italiano Eni che il solare costa troppo e che il gas è il male minoreper il nostro Paese.
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“Se quello che il nuovo governo ha in mente per transizione ecologica è solo una pennellata di verde al Recovery Plan, non resteremo in silenzio“, annuncia Greenpeace.
Il mondo della grande finanza, da cui Mario Draghi e altri esponenti di punta del nuovo governo provengono, ha molte responsabilità per la crisi climatica in corso. E nonostante alcune realtà finanziarie e assicurative – come Generali e Unicredit – abbiano accettato alcune delle richieste di Greenpeace sul taglio gli investimenti nelle fonti fossili, la vera svolta green è ancora molto lontana.
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Le lobby dell’energia fossile e dell’agricoltura industriale faranno pressioni anche sul nuovo governo per continuare ad investire in gas, petrolio, carbone, allevamenti intensivi, armi. Attività distruttive che ci hanno consegnato il Pianeta malato dove oggi viviamo, e dove lottiamo contro una pandemia e una crisi climatica sempre più devastanti.
Siamo al punto di non ritorno. Per questo diciamo al governo appena insediato che questa non è “la volta buona” per avviare la transizione economica verso un Paese più green: questa è l’ultima volta buona.
Che strada sceglierà davvero Draghi? Continuerà a favorire il vecchio sistema economico fondato sullo sfruttamento senza limiti delle risorse naturali, o investirà per costruire un Paese verde, sicuro e pacifico?
Per sfruttare davvero l’ultima volta buona per una svolta green della nostra economia, servirà una vera volontà politica e non basterà un solo ministero. Gran parte delle scelte che impattano su ambiente e clima sono prese dai ministeri dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e Trasporti, dell’Agricoltura e delle Foreste.
Dare la priorità a lavoro, salute e ambiente è possibile. Il nostro rapporto Italia 1.5 consegnato al Presidente Draghi pochi giorni fa, dimostra come sia possibile per l’Italia abbandonare entro il 2040 gas, petrolio e carbone, con vantaggi economici, occupazionali e di indipendenza energetica.
“Impossibile!”, dicono le grandi compagnie inquinanti, interessate a mantenere i propri profitti a qualunque costo. Nel nostro Piano Italia 1.5 noi dimostriamo invece che è possibile, ed è urgente.
C’è ancora poco tempo per migliorare il Recovery Plan, e noi vogliamo far sentire al nuovo governo che migliaia di persone chiedono di far ripartire il Paese investendo in energie rinnovabili, trasporto pubblico, una produzione di cibo ecologica rispettosa di ambiente e animali.