Il Festival della Diplomazia si propone di analizzare le diverse strategie dei due candidati alle elezioni presidenziali in America. Quali sono le campagne mirate dei due aspiranti presidenti?
La pandemia ha reso, senza dubbio, impronosticabili i risultati di queste elezioni. Non si tratta della prima volta che delle elezioni si svolgano durante una crisi di questo tipo.
Anche nel 1918, infatti, la pandemia spagnola aveva circondato le elezioni di metà mandato.
Qualcosa di differente, comunque, c’è. Questa volta, l’elemento tecnologico ha giocato un ruolo di primo piano.
Biden e Trump, due campagne differenti
In forza della crisi pandemica, il candidato democratico, Biden, ha deciso di gestire la sua campagna (quasi) totalmente dentro le mura di casa. Il suo “basement” nel Delaware è stato la sede delle sue videoconferenze e dei suoi dialoghi telematici.
Da lì parte anche la raccolta fondi organizzata sulla piattaforma Zoom ed il suo podcast “Ecco come stanno le cose”, che gli ha garantito una grande visibilità.
Al contrario, Trump si è mostrato moto più incline alle uscite pubbliche, tenendo anche degli sporadici comizi.
Su tutti si ricorda quello in Oklahoma, durante il quale non è stato possibile mantenere le distanze di sicurezza, generando un boom di contagi in tutto lo stato.
Elezioni democratiche ed aggressive
Il linguaggio aggressivo dell’attuale presidente Trump è sicuramente riconoscibile. E’ stato recentemente definito come un “ragazzino che gioca con i fiammiferi vicino ad una pompa di benzina”.
Per quanto assurda, l’immagine fa comprendere un concetto fondamentale: il rischio.
Il candidato repubblicano gioca molto con l’aggressività del suo tono di voce, del linguaggio. Questo, ad esempio nel corso del primo dibattito presidenziale in vista delle elezioni, ha fatto registrare ben 145 interruzioni di Trump ai danni di Joe Biden.
Il candidato democratico ha perso più volte il filo del discorso, ritrovandosi spesso a balbettare e mostrando insicurezza. L’aggressività di Trump, dall’altra parte, è sinonimo di sicurezza.
Lui si rivolge allo zoccolo duro del suo elettorato repubblicano, con un linguaggio veloce, immediato e diretto.
Un’immagine di questo suo atteggiamento ci è fornita dal suo famoso slogan “Make America Great Again”, che, in parte, gli ha permesso di vincere le scorse elezioni presidenziali.
La sinistra americana vanta un linguaggio più aulico, diretto alle minoranze ed i repubblicani delusi. Nel corso della sua campagna e durante uno dei pochi comizi tenuti da Biden, il candidato democratico ha personalmente selezionato la canzone “Despacito” dal suo cellulare, facendola ascoltare in diretta. Un chiaro riferimento agli elettori latini. Si tratta sicuramente di un approccio più inclusivo e volto all’integrazione.
Aggressività o pacatezza? Sicurezza o inclusività? Quale dei due candidati ha gestito meglio questa particolare campagna elettorale?