Sono i millennials, nati tra i primi ottanta e il 2000. Preferiscono una vita da startupper, piuttosto che un impiego fisso e sono disponibili a rinunciare a una parte di stipendio in cambio di benefit e di un lavoro agile, possibilmente da casa.
ForceManager delinea l’identikit dei nuovi lavoratori italiani con un’indagine su 300 giovani tra i 22 e i 37 anni. Ecco cosa emerge.
Desiderosi di protagonismo e pronti a una vita da startupper, perchè più ricca di opportunità di crescita personale e per le possibilità che offre di misurarsi in ruoli differenti; ma i millennials sono soprattutto propensi ai vantaggi dello smart job, anzi, molti di loro sono addirittura desiderosi di una vita da nomadi digitali, ossia vorrebbero lavorare in mobilità, anche da altre città, grazie alle nuove tecnologie di produttività.
Alla base di queste propensioni, la voglia di gestirsi in autonomia la propria vita privata, liberi da orari fissi e standard. Per il 52% di loro, i benefit e il lavoro agile sono più importanti dello stipendio e rinuncerebbero fino a 3.000 € l’anno (250 € al mese), in cambio della flessibilità di uno smart job. L’83% considera infatti quali migliori benefit aziendali un’orario flessibile e programmi di wellness offerti direttamente dall’azienda.
I millennials sono attenti alla reputazione dell’impresa per cui lavorano e, anzi, vorrebbero esserne anche coinvolti: il 75% dichiara di desiderare un coinvolgimento personale nel progetto aziendale per il quale lavora, il 40% di si sente imprenditore e il 42% , sempre secondo ForceManager, si dichiara disponibile a considerare forme di retribuzione mista, con una parte di retribuzione in quote e stock options, accanto a quella fissa.
Cambiano infine le abitudini lavorative: la pausa pranzo per il 53% potrebbe essere ridotta all’essenziale, per poter tornare a casa prima, possibilmente non oltre le 17,30. Anche perché – questa la nota dolente – i millennials sono già iperconnessi: il 78% degli intervistati riceve e legge le email incessantemente anche oltre l’orario di lavoro e oltre il 60% lo fa dal proprio smartphone personale.
“E’ una trasformazione che parte dalla tecnologia per poi aprirsi anche al bilanciamento dei tempi tra la stessa dimensione lavorativa e quella personale – dichiara Diego Pizzocaro, country manager per l’Italia di ForceManager – In questo senso, il ruolo delle piattaforme digitali sarà sempre più importante per rendere più fluido e flessibile il flusso delle attività lavorative”.
L’indagine ha una rilevanza soprattutto perchè ci troviamo in una fase di riorganizzazione delle politiche per il lavoro. I nuovi servizi pubblici per l’impiego saranno chiamati a servire proprio questa fascia di nuovi lavoratori italiani. Forse, questa, è un’ulteriore ragione per preferire una vita da startupper.