La plastica sta soffocando il mondo ed invadendo i nostri oceani: colpa anche di piccoli e apparentemente innocui oggetti come le cannucce di plastica, che vengono usate e gettate senza farsi troppi scrupoli. Una singola cannuccia impiega però secoli per scomparire del tutto e in questo lasso di tempo avvelena l’ambiente che la circonda.
Della pericolosità delle cannucce di plastica l’Occidente si è reso conto, con colpevole ritardo: la diffusione è stata ridotta in California, sono state bandite da Starbucks, ed ora anche l’Unione Europea le ha inserite nell’elenco dei prodotti monouso da eliminare o ridurre sensibilmente.
Ci sono però paesi dove la povertà mette la questione ecologica in secondo piano e dove la plastica è ancora l’alternativa più economica e difficile da sostituire: per questo Gabriella Silvestri, biologa napoletana, ha lanciato il suo progetto di sostituzione delle cannucce di plastica proprio in una piccola isola dell’Oceano indiano, Isola Rodrigues.
La bevanda più diffusa sull’isola è il latte di cocco, che viene bevuto direttamente dal frutto e sempre con cannucce di plastica: per questo Gabriella ha deciso di proporre l’utilizzo di cannucce di bambù, da lei progettate e realizzate. Per sostenere il progetto la biologa ha appena lanciato una campagna di crowdfunding e il tutto verrà portato avanti da una Ong locale, che dà lavoro alle persone disabili del posto e gestisce la coltivazione sostenibile del bambù.
Il progetto di Gabriella Silvestri rientrerà negli obiettivi della Nazioni Unite per l’agenda del 2030, dove sono elencati i 17 SDGs (sustainable development goals) a livello globale.