Fishcoin. La Blockchain ci dirà se il pesce è fresco

Fishcoin è un progetto in startup che può rivoluzionare, grazie alla tecnologia blockchain, il settore della tracciabilità dei prodotti alimentari, a partire dal pescato.

L’idea è quella di incentivare la condivisione dei dati e delle informazioni, lungo tutta la catena – dal momento della cattura del pesce al consumatore finale – in modo da verificare il corretto rispetto di tutti gli adempimenti previsti dalle normative e dare certezza sulla qualità del prodotto.

 

Cos’è e come funziona la blockchain?

La tecnologia blockchain (letteralmente “catena a blocchi”) si basa su un registro condiviso e decentrato presso tutti i soggetti che partecipano alla rete, nel quale sono memorizzate le informazioni. Immaginiamo un database composto da informazioni. Ogni informazione è registrata in un blocco e agganciata alle informazioni (e quindi ai blocchi) precedenti, in modo da non poter essere più modificata se non a patto di modificare di conseguenza tutta la catena.

La sicurezza del sistema, che lo rende di fatto un protocollo di certificazione, è che il registro non è centralizzato presso un server di un soggetto terzo, ma è in possesso di ciascuno dei nodi. Ogni partecipante alla rete ha sempre una copia aggiornata del registro (o database), il che lo rende di fatto sicuro e immodificabile. Questo perché ogni informazione o transazione (e quindi blocco) che si aggiunge, determina l’aggiornamento di tutti i registri presso i diversi nodi, in modo che questi restino tutti identici tra loro.

La blockchain è la tecnologia adottata per lo scambio delle criptovalute, ma può essere impiegata anche in altri utilizzi. Ad esempio proprio per certificare la correttezza di una serie di transazioni, registrandone in modo sicuro e condiviso i diversi passaggi.

La sostenibilità e la tracciabilità del mercato ittico

Il mercato ittico è attualmente una delle più grandi industrie del pianeta, con 150 miliardi di fatturato. I consumi globali sono cresciuti del 90%, raddoppiando negli ultimi 50 anni. Oggi, 1 persona su 10 nel mondo vive di pesca.

Tuttavia, si tratta di un’industria fortemente inefficiente: quasi il 90% dello stock di pesce disponibile, risulta pienamente sfruttato; oltre il 50% del pescato è gettato via o si perde nei diversi passaggi; ogni secondo, l’industria illegale sottrae 700 kg di pescato al mercato regolare. L’aumento della popolazione mondiale, stimato in un 37% al 2050, rischia di far collassare l’intero ecosistema marino.

I consumatori oggi sono più consapevoli e chiedono di sapere la “storia” del prodotto: da dove viene, e come è stato lavorato, i diversi passaggi.

Inoltre, negli USA, per effetto delle restrizioni alle importazioni volute da Trump, la tracciabilità è richiesta ora da una legge: il Programma di Monitoraggio dell’Importazione del Pesce, ad esempio, prevede che dal 1 gennaio 2018 siano forniti certificati e documenti sui prodotti ittici importati.

Questo richiede che tutti gli operatori del settore, rispettino e aderiscano a un unico standard di lavoro – fatto di processi e certificazioni – per fornire la piena tracciabilità al governo e ai consumatori finali.

Fishcoin e la tracciabilità del pesce

Per Fishcoin, la blockchain può essere la soluzione per certificare i diversi passaggi che avvengono nell’industria ittica, enormemente frammentata e composta da numerosi passaggi tra operatori e vettori, dal luogo di pesca fino alla vendita finale.

Per ottenere questo risultato, il modello prevede l’attribuzione di un incentivo – token o gettone – chiamato appunto Fishcoin – al soggetto che fornisce i dati al sistema, trasferitogli dal soggetto successivo della catena. Il flusso di token risale dall’acquirente finale al venditore e da questi a tutti i passaggi precedenti, premiando tutti coloro che si impegnano nella produzione e condivisione delle informazioni, ottenendo un completo, sicuro e trasparente sistema di tracciabilità.

In questo modo, ad esempio, un peschereccio condividerà posizione, data, quantità e caratteristiche di pesce catturato, ricevendo – in cambio di queste informazioni – un gettone dall’operatore che effettuerà il congelamento o l’analisi sulla freschezza e la qualità del pescato. Quest’ultimo a sua volta riceverà un token per aggiungere le sue informazioni dalla compagnia di import/export, la quale – sempre a fronte di informazioni che saranno aggiunte al registro condiviso – otterrà un fishcoin dall’impresa di trasformazione; quest’ultima dal retailer (catena commerciale, ristorante, pescheria) e così via in tutti gli eventuali altri passaggi, fino al consumatore finale.

I Fishcoin potranno essere valorizzati o “spesi”, grazie ad accordi con soggetti terzi interessati anch’essi al processo. Ad esempio in servizi di comunicazione (che in alto mare hanno elevati costi), diventando un “compenso” per la condivisione dei dati.

Il team di Fishcoin ha già organizzato 5 hackathon, per trovare soluzioni ai diversi problemi dell’industria della pesca, l’ultimo dei quali ha visto la partecipazione di oltre 3.500 persone provenienti da 30 paesi.

Ma la novità più interessante è che il modello Fishcoin potrà essere adattato anche alle catene di distribuzione di altre industrie, come quella agricola (ad esempio per le certificazioni BIO), come modello per la trasformazione delle catene logistiche, che attribuisce un ruolo essenziale alla base della piramide – ossia importatori, rivenditori e commercianti – i quali ottengono i maggiori benefici da un più alto grado di tracciabilità, soprattutto nei mercati sviluppati. A vantaggio di noi consumatori.