Di questi tempi è molto di moda invitare chi si espone nel dibattito a favore dell’integrazione a “portare a casa propria” un immigrato o un rifugiato: c’è chi lo ha fatto sul serio e dietro a questa stupida retorica ha costruito un mondo di solidarietà e arricchimento reciproco.
L’sperienza arriva da Parma, promossa dalla onlus parmigiana Ciac- Centro immigrazione asilo cooperazione e va avanti da più di un anno: solo adesso però gli esiti dell’esperimento sono stati presentati alla festa multiculturale di Collecchio.
Le famiglie partecipanti hanno ospitato per sei mesi un ragazzo rifugiato (il progetto si chiama proprio Rifugiati in famiglia) e sia da parte degli ospiti che degli ospitanti gli esiti sono stati molto positivi: i ragazzi accolti hanno spiegato di aver risentito il calore di una famiglia, le famiglie ospiti hanno dichiarato che bisogna smettere di essere schiavi della paura del diverso.
Ma questo progetto non è l’unico promosso a Parma: c’è anche il progetto Tandem, che propone convivenze fra giovani italiani e coetanei rifugiati; poi ci sono i tutor per l’integrazione, che aiutano materialmente il rifugiato nel suo percorso di inserimento nella società.
Come spiegano i volontari del Ciac, le città sono già multiculturali ma difficilmente si incontra direttamente un rifugiato o si parla con lui: se il progetto vi interessa, qui tutte le informazioni.