L’accordo scuote il mercato mondiale delle automobili. Uber si unisce a Volvo per scambiare tecnologie ma soprattutto per fronteggiare Google. Cambiando modello di business e dicendo addio alla sharing economy.

Con l’avvento delle auto a guida autonoma il mondo dell’automotive cambierà e le multinazionali tecnologiche vogliono esserci. Tuttavia i loro modelli di business si reggono su piattaforme di intermediazione e non sull’ingegneria costruttiva. Pertanto – con le enormi liquidità a disposizione – ricorrono a partnership con i costruttori.

Così, poco dopo la chiusura di un accordo tra Waymo (Google-FCA) e Avis e dopo l’annuncio della sperimentazione di Apple e Hertz, arriva la notizia: l’accordo Uber Volvo per l’acquisto di 24.000 SUV già predisposti per essere immessi sulle strade come auto a guida autonoma.

I veicoli apparterranno alla linea SUV XC90 e saranno equipaggiati con i più evoluti dispositivi di sicurezza e con le caratteristiche di predisposizione alla guida senza conducente che Uber ha richiesto per il suo programma di sviluppo.

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L’accordo è anche uno scambio di know how. In questo modo Volvo – oggi di proprietà cinese – punta a costruire la propria vettura senza guida per il 2021 avvalendosi del sistema di guida automatica già costruito da Uber.

“Abbiamo scelto Volvo perchè possiede l’architettura elettrica più moderna dell’industria automobilistica, il che ci consente di integrare facilmente al suo interno molti dei nostri sistemi”, ha affermato il Responsabile alleanze automobilistiche di Uber Jeff Miller. “Si dovrà lavorare ancora sui sistemi di sterzo e frenata, per rendere il veicolo autonomo a livello 4 rispetto agli attuali livelli 2 e 3”, ha aggiunto Miller, “è necessario istallare altri sensori, collaboriamo con Volvo per questo”.

 

Non sono stati diffusi i risvolti finanziari previsti con l’accordo Uber Volvo, ma l’affare rappresenterà per il costruttore svedese il 4,5% delle vendite, per un valore di circa un miliardo di dollari”.

Il gigante della sharing economy, dal canto suo, insiste nel programma di investimento nelle auto a guida autonoma, nonostante abbia già perso 2,6 miliardi di dollari e sia ancora impegnata nella battaglia legale con Wayamo, per i diritti di proprietà della tecnologia di bordo, battaglia che potrebbe costare a Uber 1 miliardo di dollari di ulteriori perdite.

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Uber continua a vedere nel futuro delle auto senza conducente non solo un’opportunità, ma anche un rischio il suo futuro. “Se non lo facciamo noi, ci penserà qualcun altro e Uber non avrà gran futuro” aveva affermato lo scorso anno, l’allora CEO di Uber Travis Kalanick.

La frase non nasconde la tensione che sta dietro a un vero e proprio cambio del modello di business, a questo punto non più legato alla sharing economy, ma che fa capire invece le vere ragioni di un accordo Uber Volvo.

Possedendo una propria flotta, Uber sarà autonomo e non dovrà più confliggere con le autorità locali o con le associazioni di tassisti per poter operare, ma soprattutto abbatterà drasticamente i costi, gran parte dei quali – al momento – vanno a coprire il lavoro dei conducenti. Meglio le auto a guida autonoma: i robot non hanno pretese di guadagno, lavorano senza sosta e senza fare turni, non sono litigiosi.

E se questo è il lavoro, come farà Uber a parlare di sharing economy?