La cucina nel segno della valorizzazione del territorio e della riscoperta delle tradizioni: la nostra intervista a Francesco Piacentini.
Nella tenuta Il Ciocco di Barga (Lucca), dove dal 9 all’11 settembre 2022 si è tenuto il Limbo Festival, c’è spazio anche per un approfondimento del legame tra cucina e territorio.
Fra le attività proposte in occasione del Festival c’era infatti anche il Wild.Cook.Lab, un laboratorio di ricerca sul cibo. Il tema era l’unione tra i prodotti tipici e le tradizioni toscane a ciò che la natura offre spontaneamente. Sabato 10 settembre il NEST – il punto più alto di LIMBO FESTIVAL – è non a caso diventato un ristorante all’aperto. Un’occasione privilegiata per conoscere la cucina biologica e selvaggia dello chef Francesco Piacentini, meglio noto come Wild.Cook.Lab. Tra specialità della cucina tradizionale toscana rivisitate con un approccio innovativo, orientato al recupero di ingredienti scomparsi, abbiamo chiacchierato proprio con Francesco.
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«Per me – ci dice lo chef – è importantissimo lavorare con il territorio. Questa è la mia terra, sono natìo di qui e voglio trasmettere tutte le emozioni e tutto quello che racconta il territorio. Con storie e pensieri agricoli che spero di trasmettere con queste pietanze, realizzate appositamente per il Limbo Festival».
Cucina e territorio: l’approccio di Francesco Piacentini
La filosofia, l’approccio culinario e la connessione con il territorio e la sua gente di Wild.Cook.Lab sono punti cardini della valorizzazione dal basso dei territori montani italiani. Attraverso forme di agricoltura ed economia che rispettano la biodiversità.
«Il viaggio che ho intrapreso è stato un percorso di lentezza. – dice Francesco – Dopo aver abbandonato la ristorazione, ho riscoperto la mia terra (la Garfagnana) e da lì è partito un percorso meraviglioso dove mi sono immerso nella natura e nella liturgia. Cerco di mettere un racconto nel piatto, che diventa così un viaggio a ritroso per raccontare pensieri agricoli. È importantissimo diffondere questa filosofia perché siamo in Italia e la nostra cultura si basa sulle tradizioni. Non bisogna abbandonarle».