La crisi climatica sta mettendo a rischio il futuro delle zone umide e degli ecosistemi acquatici, veri e propri scrigni di biodiversità e preziosi alleati nella mitigazione degli eventi meteorologici estremi. Tra le minacce principali, l’innalzamento del livello del Mediterraneo, che potrebbe sommergere ampie aree costiere ricche di zone umide, come le lagune dell’alto Adriatico (Delta del Po, Laguna di Venezia, Lagune di Grado-Marano e Panzano), il Golfo di Cagliari e la costa tra Manfredonia e Margherita di Savoia. A ciò si aggiunge l’aumento di periodi di siccità sempre più intensi e frequenti, che nel 2024 hanno colpito duramente il Sud Italia, la Pianura Padana e diverse zone di Toscana, Umbria e Marche.
Questa situazione è ancora più grave se si considera che l’Italia, con le sue 57 zone umide d’importanza internazionale distribuite in 15 regioni, ha già perso il 75% di questi ecosistemi negli ultimi 300 anni (1700-2000), secondo uno studio pubblicato su Nature. A livello globale, il rapporto IPBES stima che l’85% delle zone umide sia a rischio scomparsa, con conseguenze dirette per 4.294 specie di animali d’acqua dolce elencate nella Lista Rossa IUCN. Tra queste, il 30% dei crostacei decapodi (gamberi, granchi, gamberetti), il 26% dei pesci d’acqua dolce e il 16% degli odonati (libellule, damigelle).
Il focus di Legambiente sulle zone umide più minacciate
Legambiente ha raccolto i più recenti dati nazionali e internazionali nel report Ecosistemi acquatici 2025, pubblicato in occasione della Giornata mondiale delle Zone Umide 2025. Il documento individua le zone umide italiane più vulnerabili, definite “scrigni di cristallo” per la loro fragilità e importanza ecologica:
- Delta del Po (Veneto-Emilia-Romagna): sta affrontando un doppio problema, tra la siccità – che nel 2022 ha segnato il peggior periodo di magra idrologica mai registrato – e l’innalzamento del livello del mare, che provoca l’infiltrazione di acqua salata nelle falde acquifere (cuneo salino), con effetti devastanti su biodiversità, agricoltura e approvvigionamento idrico.
- Lago Trasimeno (Umbria): nell’estate 2024 ha visto un calo del 40% della piovosità, con una drastica riduzione dei livelli delle falde e delle sorgenti.
- Lago di San Giuliano (Basilicata): nel 2024 ha perso tra il 60% e il 70% del volume d’acqua.
- Lago di Pergusa (Sicilia): fondamentale area di sosta per centinaia di specie migratorie e habitat ricchissimo di biodiversità, si è completamente prosciugato nell’estate 2024.
- Piscine naturali della Tenuta Presidenziale di Castelporziano (Lazio): tra il 2000 e il 2024 si è perso il 43% di questi delicati invasi naturali a causa dei prelievi idrici e degli effetti del cambiamento climatico. Questi habitat, ricchi di specie rare, necessitano di investimenti per la ricerca e la conservazione, nonostante gli sforzi degli enti scientifici (ENEA, Università La Sapienza e Roma Tre).
Le richieste di Legambiente al Governo
Legambiente denuncia i ritardi dell’Italia nell’attuazione della Strategia UE sulla Biodiversità per il 2030 e della Nature Restoration Law, chiedendo al Governo un impegno concreto nella tutela delle zone umide attraverso:
- La protezione del 30% degli ecosistemi acquatici e delle zone umide e la salvaguardia del 10% in maniera rigorosa entro il 2030, istituendo nuovi parchi e riserve fluviali.
- Una gestione unitaria tra aree protette e rete Natura 2000, affidando i siti fluviali della rete ai parchi e alle riserve esistenti.
- Il ripristino del 20% degli ecosistemi acquatici degradati, con interventi basati su Nature-based Solutions.
Inoltre, alla luce dei risultati insoddisfacenti della COP 29 di Baku e della COP 16 di Cali, Legambiente sollecita il Governo italiano a sfruttare al meglio la COP 16 di Roma (25-27 febbraio 2025) per garantire finanziamenti adeguati alla tutela della biodiversità nei Paesi più vulnerabili e per l’attuazione degli obiettivi di Kunming-Montreal (COP 15).
“In piena crisi climatica, le zone umide sono più preziose che mai”, afferma Stefano Raimondi, responsabile biodiversità di Legambiente. “Questi ecosistemi non solo conservano la biodiversità, ma assorbono carbonio, attenuano il rischio di alluvioni e contrastano la siccità. L’Italia deve accelerare l’attuazione della Strategia UE sulla Biodiversità 2030 e della Nature Restoration Law, obblighi che il nostro Governo ha più volte osteggiato, ma che impongono di ripristinare almeno il 30% degli habitat degradati entro il 2030 e il 90% entro il 2050”.
Zone umide, le buone pratiche di conservazione
Tra gli esempi virtuosi di tutela e gestione sostenibile delle zone umide, Legambiente segnala:
- Progetto europeo GREW: utilizza un’App e un sistema di monitoraggio per studiare l’impatto del cambiamento climatico su lagune e paludi tra Italia e Croazia.
- Ripopolamento delle specie: il progetto nell’Oasi naturale di Cascina Oschiena (VC) ha favorito il ritorno della Pittima Reale, raro uccello migratore; nel Parco del Delta del Po, il numero di fenicotteri è aumentato da 9.927 (2023) a 10.795 (2024).
- Conservazione della trota mediterranea: con il progetto LIFE STREAMS, ISPRA ha pubblicato linee guida per la gestione di questa specie, coinvolgendo istituzioni e stakeholder.
- Gestione sostenibile della Valnerina (Umbria): attività di vigilanza ittica, monitoraggio della fauna e sensibilizzazione della comunità per una gestione corretta degli ecosistemi fluviali.
Eventi per scoprire le zone umide
Dal 1° al 9 febbraio 2025, oltre 70 eventi (escursioni, visite guidate e incontri) saranno organizzati in 17 regioni italiane dai Circoli e dalle Regionali di Legambiente. Tra gli appuntamenti principali:
- 1° febbraio: Sabaudia (Lazio) – escursione e birdwatching nel Parco del Circeo con l’ornitologo Nick Henson (Legambiente Larus Sabaudia).
- 1° febbraio: Assemini (Sardegna) – visita guidata alle bellezze archeologiche e naturalistiche della Laguna di Santa Gilla (Legambiente Sardegna e Legambiente Assemini).
- 2 febbraio: Monte Marenzo (Lombardia) – visita guidata e attività di pulizia della Palude di Brivi (Legambiente Lecco, Legambiente Merate e Parco Adda Nord).
- 9 febbraio: Codigoro (Emilia-Romagna) – escursione nella Valle Porticino-Canneviè (Legambiente Delta del Po).