È un calo medio devastante quello subìto dalle popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci dal 1970 in tutto il mondo. Le popolazioni di fauna selvatica monitorate dal Living Planet Report 2022, il rapporto biennale sulla salute del pianeta, lanciato dal WWF, sono calate in media del 69%.
Il report evidenzia le drammatiche prospettive dello stato di salute della natura e lancia un appello urgente ai governi, alle imprese e all’opinione pubblica. Serve subito un’azione di trasformazione per invertire la drammatica perdita di biodiversità.
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L’allarme del Living Planet Report
Il Living Planet Index (LPI) mostra che nelle regioni tropicali l’abbondanza delle popolazioni di vertebrati selvatici monitorati sta crollando a un ritmo particolarmente sconcertante. Il WWF è estremamente preoccupato per questa tendenza, poiché queste aree geografiche sono tra le più ricche di biodiversità al mondo.
In circa 50 anni le popolazioni d’acqua dolce monitorate sono diminuite in media dell’83%. Si tratta del più grande declino di qualsiasi gruppo di specie. La perdita di habitat e le barriere alle rotte migratorie sono responsabili di circa la metà delle minacce alle specie ittiche migratorie monitorate.
Le misure urgenti da prendere
Sull’argomento è intervenuto Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF Internazionale. “Ci troviamo di fronte a una doppia emergenza: il cambiamento climatico provocato dall’uomo e la perdita di biodiversità, che minacciano il benessere delle generazioni attuali e future. Il WWF è estremamente preoccupato da questi nuovi dati che mostrano un calo devastante delle popolazioni di fauna selvatica. In particolare nelle regioni tropicali che ospitano alcune delle aree più ricche di biodiversità al mondo”.
I leader mondiali si riuniranno a dicembre alla 15a Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD COP15). Un’occasione unica per correggere la rotta per il bene delle persone e del pianeta. Il WWF chiede ai leader di impegnarsi per un accordo in “stile Parigi” in grado di invertire la perdita di biodiversità per garantire un mondo nature-positive entro il 2030.
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