E se il miglior fertilizzante fosse uno scarto umano come l’urina? C’è da dire che questa rappresenta ancora un tabù per molti, ma forse varrebbe la pena andare oltre e capire che potrebbe rivelarsi una risorsa importante per l’ambiente.
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I limiti del fertilizzante artificiale
I fertilizzanti artificiali sono i più diffusi in commercio. Essi sono realizzati in laboratorio per favorire la crescita delle specie vegetali, ma il rovescio della medaglia c’è eccome.
Come riporta il sito Orizzontenergia.it il grande impiego di pesticidi e fertilizzanti sintetici ha causato l’inquinamento di ettari di territori agricoli. Le sostanze rilasciate da queste soluzioni inizialmente si rivelano pure utili, ma a lungo andare sono nocive per l’ecosistema. Perché? Le componenti chimiche restano intrappolate nel terreno per circa 50 anni. Il danno più grande in questo modo è per le falde acquifere.
Quando si contamina l’acqua, a rimetterci è tutta la filiera agroalimentare, dal terreno alle nostre tavole. Alcuni chimici e biologi allora hanno proposto un’alternativa: il ricorso all’urina come fertilizzante.
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I vantaggi dell’urina
Questa contiene molti sali minerali, azoto, fosforo e potassio, tutti molto utili per la fioritura delle piante.
Le acque reflue, analizzate da alcuni scienziati del Rich Earth Institute, negli USA, hanno riportato alte concentrazioni di azoto e fosforo. L’80% di queste componenti è determinata dall’urina dispersa nelle acque. Ma per fare un buon uso di questa risorsa naturale occorre ripensare totalmente i sistemi di approvvigionamento della sostanza e di smaltimento degli scarti organici.
Ci sono quindi delle necessità progettuali e tecniche che vanno considerate, ma come dicevamo in apertura di articolo c’è ancora molta reticenza a parlare di urina, non solo come fertilizzante.
La si considera un tabù, un argomento privato difficile da affrontare con serenità. Ma se si vuole davvero sfruttare una risorsa in grado di porre rimedio ai danni compiuti fino a oggi allora bisogna superare tale imbarazzo.
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