L’emergenza energetica è uno scenario più che mai concreto. La crisi ucraina e le possibili conseguenze delle sanzioni alla Russia, come dichiarato dal Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, potrebbero rendere necessaria la riapertura delle centrali a carbone. Questo per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Ok, ma a che prezzo per l’ambiente?
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Il possibile ritorno alle centrali a carbone
Di fronte all’aumento esponenziale dei prezzi del gas, alla guerra e ai possibili problemi di approvvigionamento, potrebbero ripartite le centrali a carbone. Le stesse che nel 2025 dovrebbero essere spente in nome della transizione energetica. Delle sette centrali italiane cinque fanno capo all’Enel, mentre le altre due fanno riferimento al gruppo Ep produzione e all’azienda A2a. Sette impianti distribuiti tra Sardegna, Lazio, Puglia, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Tutto ciò mentre gli scienziati di ogni parte del mondo lanciano l’allarme e ricordano come sia necessario ridurre l’uso del carbone come fonte energetica entro il 2050 per mantenere l’aumento della temperatura globale entro l’1,5°C. Condizione, questa, fondamentale per scongiurare il rischio di ulteriori danni provocati dalla crisi climatica.
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Il dissenso degli ambientalisti
Il fronte ambientalista però non ci sta. Anche di fronte all’emergenza energetica Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia rispondono al Presidente del Consiglio Mario Draghi prospettando altre strade. “Le soluzioni vere e strutturali sono evidenti e già alla nostra portata” fanno sapere. “Energie rinnovabili, accumuli, pompaggi, reti, risparmio e l’efficienza energetica, un mix formidabile”.
Emergenza energetica: la chiave è diversificare
Contro l’eventuale ritorno al carbone quindi si punta l’attenzione sulla necessità di diversificare. “Vista la congiuntura il presidente Draghi non poteva fare altrimenti – commenta Francesco Garau, segretario Filctem Sardegna, come riporta Ilsole24ore.com -. Questo fatto però ci dà una certezza: che l’utopia di chi dice che bisogna andare solo con le rinnovabili si è rivelata un fallimento alla prima crisi. Questa esperienza insegna che è fondamentale diversificare le fonti energetiche, proprio per evitare di trovarsi nei guai”.
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