Chiesta una zona di restrizione alla pesca nel canale di Otranto: in una zona che vive drammatiche difficoltà a causa dell’impatto delle attività umane esistono ancora troppi allevamenti di pesci destinati al commercio
È stata presentata alla Camera dall’On Rossella Muroni e dall’On. Antonio Lombardo, del gruppo misto Facciamo ECO, l’interrogazione parlamentare che sollecita il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ad attivarsi per l’istituzione di una Zona di Restrizione alla Pesca (Fisheries Restricted Area, FRA) nel Canale di Otranto.
Nonostante le risorse marine dell’Adriatico siano in drammatico e costante declino a causa dell’eccessivo impatto della pesca, questa zona ospita ancora importanti aree di riproduzione ed accrescimento di specie commerciali come il gambero rosa, il nasello, lo scampo, il gambero rosso, il gattuccio boccanera e una varietà di habitat sensibili, come i coralli bianchi e gli ormai rari giardini di corallo bambù, considerati tra i più importanti di tutto il Mediterraneo centrale.
“Secondo uno studio del 2018, richiamato in un articolo de “La Nuova Ecologia”, l’Italia si piazza al quarto posto tra le flotte pescherecce che esercitano lo sforzo di pesca maggiore, proprio nell’Adriatico, il bacino più sfruttato al mondo – ha dichiarato Federica Barbera, dell’Ufficio aree protette e biodiversità di Legambiente -. Dobbiamo, quindi, invertite la rotta e fermare il sovra sfruttamento realizzando aree protette che tutelino non solo la l’ecosistema marino ma anche il futuro a lungo termine della pesca professionale, allineandoci così alle strategie nazionali e internazionali per fermare la perdita di biodiversità entro il 2030”.
Proprio per contrastare l’impoverimento dell’Adriatico, la Commissione Generale per la Pesca del Mediterraneo (CGPM) ha istituito nel 2017, una Zona di Restrizione alla Pesca (Fisheries Restricted Area, FRA) nella Fossa di Pomo nel Mar Adriatico. Da allora si è registrata una ripresa sorprendente della biomassa di scampi e naselli, e il ritorno di specie vulnerabili come gli squali, al punto che la FRA della Fossa di Pomo è diventata un caso di buona pratica a livello internazionale, portato ad esempio dall’One Planet Summit organizzato dal presidente Macron, lo scorso gennaio.
L’efficacia di questa misura suggerirebbe quindi di replicarla anche in altre zone vulnerabili come nel Canale di Otranto. Nel 2018 a seguito della concertazione con le marinerie locali, fu presentata una proposta per istituire in questa zona la seconda FRA dell’Adriatico, sulla quale il Ministero delle Politiche Agricole ha posto il veto, nonostante l’appello rivolto al governo di 125 rappresentanti della comunità scientifica italiana.
L’ On. Muroni e l’On. Lombardo nella loro interrogazione parlamentare hanno dunque chiesto al ministro «se è a conoscenza delle cause che stanno impedendo l’istituzione della FRA di Otranto e se non intenda intervenire urgentemente, rimuovendo tali impedimenti, in modo che l’Italia entro il 2021 possa rispettare gli impegni assunti nell’ambito della CGPM e contribuire così al risanamento delle risorse in Adriatico».
“Ci auguriamo che il ministro Patuanelli possa ascoltare l’appello di tanti scienziati rimuovendo il veto dell’Italia e sostenendo attivamente l’istituzione della FRA del Canale di Otranto, per promuovere il recupero di risorse sovrasfruttate, la tutela di specie sensibili e il futuro della pesca”, ha dichiarato Domitilla Senni di MedReAct.