Altro che pasta, pizza e caffè: la mancanza che più affligge gli italiani che viaggiano nel mondo è quella del bidet. Questo sanitario, che nelle nostre case è semplicemente lì da sempre e nessuno si sognerebbe mai di privarsene, non è affatto una costante nei bagni del resto del mondo: in Europa lo troviamo, oltre che nelle nostre case, solo in quelle greche, albanesi, spagnole e portoghesi, mentre nel resto del mondo la sua frequenza è ancora più ridotta. In America Latina lo troviamo in Paraguay, Cile, Argentina e Uruguay, mentre in posti come Nord America o Regno Unito è praticamente assente.
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Sulla rivista Popoular Science c’è un interessante approfondimento (fra il serio e il faceto) sull’impatto ambientale del bidet rispetto all’uso della carta igienica, che da spazio a diverse riflessioni.
In linea generale, produrre carta igienica costa di più all’ambiente, in termini di energia e acqua, del dispendio legato all’uso del bidet, che produce un getto d’acqua per pochi secondi. Ci sono però diverse variabili: Andrea Hicks, professore di ingegneria civile e ambientale all’Università del Wisconsin, fa notare che molto dipende dalla situazione delle risorse idriche nel luogo in cui si vive. In zone dove l’acqua scarseggia, il bidet non è una buona idea, mentre può esserlo utilizzare carta igienica ecologica, prodotta con carta e fibre riciclate, completamente solubile in acqua.
E se in America il problema maggiore è legato all’utilizzo di salviette umide che vengono buttate direttamente nel water causando grosse palle di rifiuti solidi (e in quel caso l’uso del bidet sarebbe invece sacrosanto), gli italiani probabilmente esagerano: secondo Kory Russel, professore di architettura del paesaggio e studi ambientali presso l’Università dell’Oregon, uno dei problemi maggiori è legato all’utilizzo congiunto di carta igienica e bidet, che comporta un doppio spreco di acqua e risorse. Quanti possono dirsi innocenti?