I due nuovi studi condotti sull’inquinamento degli oceani i cui risultati accendono nuovi campanelli d’allarme. Le indagini, riportate da Nature Sustainbility e The Guardian, mostrano come gli oggetti-killer per le acque siano prodotti di uso comune. Dagli imballaggi per il cibo da asporto ai sacchetti di plastica, bottiglie, posate e contenitori vari: questi alcuni tra gli oggetti più frequenti.
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Il quotidiano britannico, nello specifico, ha posto sotto osservazione oltre 12 milioni di dati da 26 punti di osservazioni o archivi globali. Il risultato parla chiaro: circa la metà dei rifiuti prodotti dall’uomo è costituita proprio dalle citate categorie di oggetti comuni. Inoltre, i dieci rifiuti più pericolosi per le acque di tutto il mondo rappresentano addirittura tre quarti dei rifiuti totali prodotti.
Escludendo frammenti e microplastiche che lo studio non ha considerato, sono stati monitorati gli scarti con dimensioni superiori ai tre centimetri. Quindi, sono stati classificati i rifiuti più comuni suddividendoli in contenitori per asporto, prodotti per l’igiene personale e prodotti per la casa. La loro concentrazione risulta maggiore in prossimità delle coste dove vengono sospinti da correnti, onde e vento.
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Articolo di Paola M. Farina
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