Pasqua è alle porte e probabilmente abbiamo già fatto razzia di uova di cioccolato da regalare ai nostri bambini e, perché no, anche a noi stessi. In fondo pure agli adulti piace scartare le uova e farsi una bella mangiata di cioccolata. Peccato però, che le uova nascondano sorprese spiacevoli per l’ambiente.
La causa è da ricercare nel fatto che lo zucchero e il cacao, ingredienti principali di questi dolci, vengono coltivati in aree del mondo profondamente segnati dalla deforestazione e dalla frammentazione degli habitat. A lanciare l’allarme è il WWF con un approfondimento dal titolo “Zucchero e Cacao, due storie amare”.
Per quel che riguarda lo zucchero, l’Unione Europea è il primo importatore al mondo di zucchero di canna grezzo da raffinare. La canna da zucchero spesso viene coltivata in aree un tempo occupate da foreste tropicali. La maggior parte dello zucchero di canna proviene dal Brasile, Paese in cui la deforestazione sta correndo a ritmi troppo veloci. Tra il 2002 e il 2012 sono stati abbattuti 16.000 chilometri quadrati di foresta per far spazio alle piantagioni.
Le cose non vanno meglio quando si parla della produzione del cacao, coltivato soprattutto nei Paesi dell’Africa occidentale. Nel tempo le coltivazioni di cacao sono triplicate, con una produzione che ormai copre oltre il 70% della quota di mercato globale. Se i livelli di produzione rimarranno tali, entro il 2024 intere foreste africane sono destinate a sparire, con gravi ripercussioni a livello climatico.
Che cosa possiamo fare noi consumatori per cercare di arginare questo disastro annunciato? Il WWF spiega che acquistare “un uovo di Pasqua che abbia un basso impatto sulla natura e sulla nostra salute non è solo possibile, ma necessario se vogliamo continuare a mangiarne anche in futuro mantenendo il nostro Pianeta in grado di sostentarci”.
Sarebbe quindi opportuno orientare la nostra scelta verso uova di Pasqua con ingredienti provenienti da filiere equosolidali e da agricoltura biologica. Un modo per garantire non solo la salvaguardia della biodiversità, ma anche il rispetto delle condizioni di lavoro degli agricoltori.