Che cosa c’è di meglio di un bel bicchiere di vino rosso da sorseggiare durante i pasti? Gli amanti del vino faticheranno a trovare qualcosa di più delizioso, eppure la brutta notizia è che i pesticidi sono presenti anche nelle bottiglie di prodotti molto noti.
A renderlo noto è Il Salvagente, che si definisce leader nei test di laboratorio contro le truffe ai consumatori. Ebbene Il Salvagente ha portato in laboratorio 14 bottiglie di Chianti alla ricerca di pesticidi e altre sostanze rischiose per la salute, come l’anidride solforosa. Sono state analizzate etichette di varia fascia di prezzo e di differenti categorie, da Chianti a Chianti Classico, da Riserva a Superiore, acquistate nei maggiori supermercati italiani. I risultati non sono confortevoli, dal momento che hanno rilevato anche 9 molecole diverse di pesticidi nella stessa bottiglia.
La classifica stilata da Il Salvagente riserva anche sorprese: ai piani alti si trova una bottiglia comprata in un discount, mentre in fondo c’è uno dei volti storici di questo vino. In totale sono 6 le bottiglie che hanno riportato un giudizio buono secondo il test effettuato.
Per scegliere bene il vino dunque è opportuno tenere in considerazione non solo gusto e qualità dello stesso, ma anche la quantità di residui di fitofarmaci.
Attenzione però a rivolgere la propria attenzione ai cosiddetti vini naturali. Un vino senza additivi né chimica non vuol dire che sia automaticamente più sicuro. In alcuni casi infatti i rischi sono addirittura maggiori rispetto a quelli di chi ha vinificato usando le sostanze permesse. Lo fa sapere Angelo Divittini, agronomo specializzato nel settore vitivinicolo: “Oggi si parla tanto di vini naturali, ma sono i prodotti più allergenici e quelli che creano più intolleranze nell’uomo che siano mai esistiti. In natura non c’è nessuna azione che possa trasformare l’uva in qualcosa di consumabile. Se noi facciamo fare alla natura e non conduciamo l’atto fermentativo nella trasformazione da zucchero ad alcool, la natura gli fa prendere una strada che è tutt’altra cosa”.
La strada di cui parla è quella della putrefazione. “Nel concetto di vini naturali c’è il principio di nessuna aggiunta, in sostanza si fa in modo che l’uva tenda a trasformarsi in vino. Se si fa l’analisi dei vini naturali, di acetaldeide se ne trova in quantità industriali. Se si cercano i fenoli volatili, fortemente cancerogeni per l’uomo, li si trova” aggiunge Divittini, “Io guardo con forte sospetto i vini che si definiscono naturali, perché offrono all’uomo un prodotto che non è sicuro”.
Ancora diverso invece è il discorso per i vini bio. Questi ultimi, al conrario di quelli naturali, sono regolamentati. Dal 1° gennaio è infatti in vigore il Regolamento 848 del 2018 che stabilisce i parametri e come certificare la produzione.