Il riscaldamento climatico è un problema che investe il pianeta a tutti i livelli. Anche quelli più alti. Sì perché tra i disastri che l’aumento di anidride carbonica comporta non ci sono solo scioglimenti dei ghiacciai e terribili temporali, ma pure grandi pericoli ad alta quota che impensieriscono coloro che viaggiano in aereo.
Lo spiega bene Milena Gabanelli nella sua rubrica ‘Dataroom’ per il Corriere della Sera, ricordando come il settore dell’aviazione sia responsabile di circa il 2% delle emissioni di CO2 prodotte dall’umanità (dati Air Transport Action Group).
Il grande incremento di traffico aereo verificatosi negli ultimi 20 anni con il conseguente inquinamento sarebbero tra le cause principali delle “turbolenze in aria chiara“, cioè fenomeni atmosferici che si verificano quando si incontrano masse d’aria in movimento a velocità molto differenti. Queste turbolenze, presenti principalmente nell’alta troposfera in cui operano i voli a lunga percorrenza, sono tra le più pericolose perché, contrariamente a quelle che si verificano ai margini dei temporali o dei fronti meteorologici, sono invisibili ai radar attualmente in uso.
Le previsioni per il futuro sono tutt’altro che confortanti. Uno studio del 2017 condotto dall’Università di Reading, nel Regno Unito, afferma che se non si fa qualcosa per fermare l’aumento di C02 nell’aria, le turbolenze in aria chiara in inverno aumenteranno considerevolmente nei prossimi decenni.
In particolare, tra il 2050 e il 2080, con il raddoppio della concentrazione di anidride carbonica a un’altitudine di circa 12mila metri nel corridoio aereo Nord Atlantico, le turbolenze moderate cresceranno del 94%, quelle da moderate a gravi del 127% e le gravi di ben il 149%.
Paul Williams, professore di Meteorologia all’Università di Reading, esprime tutta la sua preoccupazione a tale riguardo, spiegando che si tratta di un problema serio: una forte turbolenza, infatti, è in grado addirittura di sollevare le persone dai loro posti se non hanno le cinture allacciate.