La pandemia ha generato un boom di acquisto delle famose mascherine usa e getta. Ciò che ripara dal contagio da Coronavirus, però, rischia di innescare una nuova emergenza rifiuti.
Mascherine usate sparse nelle strade delle città: il problema
Basta scendere di casa per fare due passi per rendersi conto del problema. A chi non è capitato di gettare lo sguardo a terra e notare una delle famose mascherine chirurgiche abbandonata?
Il rischio è quello di generare una vera e propria emergenza rifiuti, più forte ancora di quelle a cui siamo abituati.
Secondo le stime di WWF Italia, soprattutto a causa della riapertura delle scuole, a fine anno verranno rilasciate per terra circa 68 milioni di mascherine, per un totale di 270 tonnellate di rifiuti non biodegradabili.
Quali sono le possibili soluzioni?
L’emergenza sanitaria non può diventare anche emergenza ambientale. Una soluzione può certamente essere quella di sensibilizzare la gente sul tema, spingendo le persone a gettare le mascherine negli appositi cestini.
Eppure, si sa che questo potrebbe non bastare.
Proprio in questo passaggio, allora, la creatività diventa un’arma utilissima.
Proprio con questo intento, un gruppo di ricercatori di due Istituti australiani, il Royal Melbourne Institute of Technology e il Melbourne Technical, si è messo a lavoro.
La soluzione è ancora in fase sperimentale, ma l’idea sembra illuminante.
Da rifiuto a manto stradale: l’idea
Il gruppo di ricercatori ha messo a punto un nuovo materiale per la pavimentazione stradale, ricavato proprio con le mascherine usate ritrovate per terra.
Il manto stradale si genera con la miscela della mascherine usa e getta ed una buona dose di calcestruzzo, anche quest’ultimo riciclato.
Si tratterebbe di una soluzione in grado di eliminare circa 3 milioni di mascherine usa e getta da terra per ogni chilometro, trasformando un potenziale rifiuto in vero e proprio manto stradale.