E se ci fosse un’etichetta sulla carne che acquistiamo a indicare il tipo di allevamento dell’animale che stiamo mangiando? Proprio come avviene per le confezioni delle uova.
Parliamo di un sistema volontario di etichettatura in zootecnia, che si basa su una “tabella” che segue il metodo di allevamento secondo i 4 livelli di benessere animale.
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È l’obiettivo della proposta di legge di Rossella Muroni, deputata LeU, presentata nella conferenza ‘Metodo di allevamento in etichetta’, durante la diretta facebook di Legambiente e Ciwf (Compassion in world farming) Italia.
A detta delle associazioni “informazioni univoche, chiare e trasparenti sul potenziale di benessere animale dei prodotti sono indispensabili per tutelare il diritto di scegliere dei consumatori e per valorizzare gli allevatori virtuosi del Made in Italy. Sono oltre 5mila gli allevatori di suini all’aperto, e oltre 8mila quelli che stanno investendo per un miglioramento del benessere”.
“L’esigenza di rafforzare gli impegni nell’approccio ‘One health’ e l’attuale crisi causata dalla pandemia Covid-19, hanno reso evidente quanto siano insostenibili molti dei modelli economici attuali e che la minaccia per salute e ambiente passi anche dall’allevamento intensivo” – ha sottolineato Antonino Morabito, responsabile benessere animale di Legambiente.
Etichetta sulla carne: “tutela della libertà di scelta dei cittadini e a difesa degli allevatori italiani virtuosi”
Secondo la proposta verrà elaborato un sistema nazionale univoco e volontario di etichettatura che fornirà al consumatore informazioni trasparenti. Grazie a una grafica chiara e semplice, sono previsti “più livelli per ogni specie”. Si distingueranno grazie a “l’indicazione del metodo di allevamento e l’eventuale uso delle gabbie“.
“Nonostante la crescente sensibilità dei cittadini in Italia manca una certificazione univoca e volontaria ma garantita dal pubblico sul benessere animale in zootecnia accogliendo l’appello di Legambiente e Ciwf Italia ho presentato la proposta di legge” – ha spiegato Muroni. Favorendo così la “tutela della libertà di scelta dei cittadini e a difesa degli allevatori italiani virtuosi”.
L’etichetta sulla carne in base al metodo di allevamento sarebbe anche “uno strumento a disposizione del governo per indirizzare i fondi verso allevamenti che hanno migliori caratteristiche di sostenibilità, producono con migliori qualità nutrizionali, hanno bisogno di un minore uso di antibiotici, e possono quindi diventare la cifra del nostro made in Italy all’estero. La transizione verso un sistema alimentare sostenibile è sempre più necessaria”.
“L’Italia può e deve fare la propria parte; sarebbe paradossale se Parlamento e governo non lo facessero a partire dai modi più semplici. Uno di questi è fornire strumenti normativi affinché cittadini e allevatori possano concretamente contribuire” – ha aggiunto Morabito.