Balconi e sfide green sia durante sia dopo la quarantena: proprio così, la pandemia da coronavirus ci ha costretto a rivalutare lo spazio abitativo. A vedere la casa come posto di lavoro, aula scolastica, luogo di condivisione famigliare.
Il terrazzino della nostra abitazione o il giardino condominiale ora possono diventare una finestra sul mondo. Ed essere il punto di ripartenza per costruire in futuro delle città “verdi”.
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È la missione portata avanti dal Green City Network e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in partnership con Ecomondo-Key Energy. Insieme hanno stilato un dossier, “Pandemia e sfide green del nostro tempo“, per monitorare le scelte dei cittadini a distanza di un mese dalla somministrazione delle misure di distanziamento sociale.
Balconi e sfide green: ripensare le abitazioni come spazi polifunzionali
Il report ha esaminato come sono cambiati i consumi di cibo, stili di vita, rifiuti, energia, clima, mobilità sostenibile. Aprendo il dibattito su come ripensare le abitazioni in chiave polifunzionale, per facilitare la fruizione dei servizi, riducendo gli spostamenti in città.
Tra le idee per un futuro più verde, c’è il recupero in casa degli spazi adibiti per lo smart working. Dunque non solo balconi, ma vere e proprie sfide green. Come mette in luce il dossier, la pandemia “ha insegnato l’importanza di balconi, terrazzi, cortili e giardini anche condominiali, tutti gli spazi intermedi in generale che possono svolgere ruoli importanti, anche dal punto di vista ambientale, con il green building approach”.
Dai dati emerge che “durante questa pandemia i consumi sono calati, l’attenzione sui consumi alimentari è cresciuta ma, dopo avremo fatto qualche passo avanti per capire meglio le sfide del nostro tempo?” – si è chiesto Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Aggiungendo che “le emissioni di gas serra stanno calando ma non dobbiamo trascurare la crisi climatica e le misure di decarbonizzazione perché dopo la crisi le emissioni torneranno a crescere se non si cambia”.
Secondo il report nel 2050 le città ospiteranno il 70% della popolazione mondiale. È questo dunque il momento “per realizzare una analisi attenta delle diverse criticità determinate da alcuni modelli di produzione agricola e zootecnica”.
“Anche attenuata o passata l’emergenza rimarrà intaccato e mutato nella sua natura e nelle sue modalità il modo di vivere e ‘abitare’. Potremmo usare questo periodo di forzata sperimentazione collettiva come occasione per decidere di produrre nuove forme e nuovi spazi” – ha dichiarto Fabrizio Tucci, l’ordinario della Sapienza Università di Roma e Coordinatore del Gruppo internazionale degli esperti del Green City Network.