Lo sostiene la società americana Recompose, che ha presentato il nuovo processo durante l’American Association for the Advancement of Science, a Seattle
Il compostaggio umano sarebbe un processo più ecologico della tumulazione o della cremazione. A sostenerlo è una società americana, la Recompose, che ha presentato questo nuovo metodo durante l’American Association for the Advancement of Science, a Seattle.
“Le preoccupazioni sui cambiamenti climatici sono state un fattore determinante e il motivo per cui tantissime persone hanno già hanno espresso interesse per il servizio”- ha spiegato alla BBC News Katrina Spade, amministratore delegato e fondatrice dell’azienda americana.
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Durante la conferenza sono stati mostrati i dettagli scientifici di questo meccanismo in fase di sperimentazione su un gruppo di volontari. “Abbiamo già oltre 15 mila persone iscritte alla nostra newsletter. Il progetto è andato avanti molto rapidamente a causa dell’urgenza dei cambiamenti climatici e della consapevolezza che dobbiamo intervenire” – ha aggiunto la Spade.
Compostaggio umano: come funziona e perché è più ecologico
La Recompose ha spiegato che il processo di compostaggio umano sarà messo in commercio nello stato di Washington entro la fine di febbraio. Secondo la ditta con questo nuovo metodo si potrà risparmiare circa una tonnellata di emissioni di carbonio rispetto alla cremazione o alla tradizionale tumulazione.
Come andata la fare sperimentale? A detta dell’azienda americana, i tessuti molli si sarebbero decomposti in modo sicuro e completo nei primi 30 giorni. Il processo prevede di inserire il corpo in un “contenitore” con trucioli di legno, erba medica e paglia. Poi viene ruotato lentamente per favorire la scomposizione attraverso l’azione microbica. Dopo il trentesimo giorno sarà possibile spargere i resti nella natura.
“Sebbene il processo sia in realtà piuttosto semplice, ci sono voluti quattro anni di ricerca scientifica per perfezionare la tecnica. Il compostaggio del bestiame è una pratica consolidata nello stato di Washington, dovevamo solo capire come adattare la tecnica ai tessuti umani e garantire che i resti fossero sicuri per l’ambiente” – ha spiegato Lynne Carpenter Boggs, che ha portato avanti lo studio.
La Boggs ha poi spiegato perché il compostaggio umano è un metodo più ecologico. “La riduzione organica naturale evita il rilascio in atmosfera di circa 1,4 tonnellate di carbonio, che avviene durante la cremazione. Se poi consideriamo che anche per la sepoltura tradizionale le emissioni di carbonio derivanti dal processo di costruzione e trasporto della bara sono decisamente ingenti, la riduzione organica naturale sembra semplicemente in sintonia con il modo in cui molte persone cercano di condurre le proprie esistenze”.
“Quando morirò vorrei poter restituire ciò che resterà di me a questo pianeta, che mi ha protetta e sostenuta per tutta la vita” – ha commentato la Spade.