Riversare l’acqua radioattiva di Fukushima nel mare sarebbe un’ipotesi ‘personale’ del ministro dell’Ambiente giapponese. Cosa pensano gli esperti
Smaltire l’acqua radioattiva di Fukushima nell’Oceano Pacifico nel 2022 sarebbe l’unica opzione possibile secondo Yoshiaki Harada, ministro giapponese dell’Ambiente. “Non abbiamo altra opzione che liberarla e diluirla” – ha spiegato in una conferenza stampa.
Il ministro ha precisato che la soluzione ipotizzata per la Tepco (Tokyo Electric Power Company) è una opinione personale e che della questione si occuperà il governo.
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Secondo il fisico Valerio Rossi Albertini (Cnr) questa ipotesi “è il peggio che si possa fare, anche se la radioattività non fosse elevatissima. L’opzione migliore sarebbe quella di trasportare l’acqua in piscine lontane dai reattori e congelarla. È una questione di sforzo economico, ma il disastro di Fukushima richiede misure eccezionali“.
Secondo Paride Meloni, responsabile della divisione dell’Enea per la sicurezza e sostenibilità del nucleare, “l’impatto ambientale della diluizione nell’oceano in modo ragionato, alla giusta distanza dalla costa e a intervalli abbastanza lunghi fra un rilascio e l’altro, è molto basso”.
Acqua radioattiva di Fukushima: qual è la situazione
Secondo gli esperti, nel 2022 non ci sarà più spazio a Fukushima per stoccare l’acqua radioattiva, impiegata per raffreddare i reattori danneggiati dal terremoto e lo tsunami dell’11 marzo 2011.
A dichiararlo è il gestore della Tepco, come si legge su Le Monde. Sono necessari tutti i giorni oltre 200 metri cubi di acqua per raffreddare i reattori danneggiati. Questo per evitare che fondano e producano nuove fughe di materiale radioattivo. L’acqua, che resta debolmente radioattiva, deve essere stoccata in appositi serbatoi.
Secondo la Tepco, però, si può arrivare a stoccare al massimo 1,37 milioni di tonnellate di acqua, viste le dimensioni del sito. Si prevede di raggiungere questo limite nel 2022. Ecco perché il governo giapponese ha istituito un gruppo di esperti per trovare una soluzione.
Tra le possibili opzioni c’è quella dell’iniezione sotterranea e della vaporizzazione. Anche se la dispersione in mare sembrerebbe essere l’unica ipotesi realistica.