Disporre di acqua potabile sicura non è così scontato per tutti. Nel mondo, infatti, una persona su tre non vi ha accesso. Lo conferma il report “Progress on drinking water“, diffuso da Unicef e Organizzazione mondiale della sanità.
Il documento mette in luce le disuguaglianze nell’accesso alla risorsa acqua. “Più della metà del mondo non ha accesso a servizi igienico-sanitari sicuri. Il mero accesso all’acqua non basta. Se è sporca o insicura, non stiamo aiutando i bambini a livello globale” – afferma Ann Naylor dell’Unicef.
Leggi anche: Rifiuti in mare, oltre il 20% della spazzatura è riciclabile: lo studio
“Se l’acqua non è pulita, sicura da bere o è troppo lontana da raggiungere, e se l’accesso ai servizi igienici è limitato, allora non stiano lavorando a favore delle nuove generazioni” – ha aggiunto la Naylor. Secondo Unicef e Oms se “progressi significativi sono stati fatti per l’accesso universale di base all’acqua, ci sono tuttavia grandi differenze nella qualità dei servizi forniti”.
Acqua potabile sicura: “Rischi enormi per la salute pubblica in vaste aree del mondo”
Stando alle cifre del Rapporto, circa 2,2 miliardi di persone nel mondo non possono accedere ai servizi per l’acqua potabile. Mentre 4,2 miliardi non hanno servizi igienici sicuri. Non solo: circa 3 miliardi di persone non dispongono neppure di acqua e sapone in casa per lavarsi le mani.
“Se i vari paesi falliranno negli sforzi per garantire acqua sicura e servizi igienico-sanitari continueremo a vivere insieme a malattie che già da tempo sarebbero dovute essere nei libri di storia: malattia come diarrea, colera, tifo, epatite A e malattie tropicali dimenticate. Investire in acqua, sanità e igiene è vantaggioso per la società sotto molteplici aspetti ed è una base essenziale per la salute pubblica” – ha spiegato Maria Neira, Director Department of Public Health dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Numeri drammatici che “ci dicono che ci sono rischi enormi per la salute pubblica in vaste aree del mondo. Chiediamo che i governi raddoppino i propri investimenti per garantire acqua pulita e servizi igienici” – ha commentato Andrea Iacomini, il portavoce Unicef Italia.
E se crediamo che questa situazione non ci riguardi, sbagliamo. “Gli ultimi dati Istat rilevano che l’Italia è il paese europeo con il maggior prelievo di acqua per uso potabile, pari a 9,5 miliardi di metri cubi nel 2015; di questi, però, solo 8,5 mld sono effettivamente immessi nelle reti di distribuzione e solo 5 mld arrivano ai cittadini anche per colpa di reti spesso inadeguate; inoltre, sempre nel 2015 i carichi inquinanti delle industrie immessi nelle reti dei depuratori hanno raggiunto una quota del 60%”.
Quindi, sì “in Italia c’è pieno accesso all’acqua potabile, ma abbiamo problemi di distribuzione e inquinamento. È necessario un serio intervento per l’ammodernamento della rete distributiva” – ha concluso Iacomini.