Il documento prevede 22 azioni che mirano a “conservare” la biodiversità e “minimizzare il suo impatto sulle attività dell’uomo”. Quello che c’è da sapere
Dal ministero dell’Ambiente arriva il nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” che sostituisce quello in vigore del 2002. Il documento, che il Ministero ha consegnato alla Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione, prevede 22 azioni che hanno l’obiettivo di “conservare” la biodiversità e “minimizzare il suo impatto sulle attività dell’uomo”.
Dopo le polemiche sulle uccisioni previste dal precedente piano, quello del 2017, il nuovo documento esclude gli “abbattimenti controllati” e la riapertura della caccia. Restano invariate tutte le altre azioni per garantire la convivenza fra lupi e bestiame.
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“Con questo piano ribadiamo che non servono abbattimenti, ma una strategia, che abbiamo delineato in 22 azioni” – ha spiegato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, aggiungendo che è necessario “un continuo aggiornamento delle linee guida del Piano e che altre iniziative verranno prese anche parallelamente, in sinergia col Piano”.
Nuovo Piano Lupo, Costa: “Serve una prevenzione attiva e diversificata dei possibili conflitti”
Numerose consultazioni con Regioni, Province Autonome, Ispra e portatori di interesse hanno dato vita alle 55 pagine del nuovo piano. Il documento aggiorna al 2017-2018 la stima della popolazione del lupo sulle Alpi. Ci troviamo di fronte a una crescita rispetto al 2015, dove erano presenti circa 100-130 esemplari, mentre gli ultimi dati indicano 293 individui. Sugli Appennini, invece, la stima è confermata in 1.580 animali in media con i valori compresi tra 1.070 e 2.472.
Per avere dati maggiormente affidabili, il nuovo Piano Lupo prevede il monitoraggio di questo esemplare avvalendosi del supporto tecnico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Tra gli obiettivi c’è quello di favorire una maggiore informazione pubblica dell’impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane sulla conservazione della specie.
A detta del ministro Costa “serve una prevenzione attiva e diversificata dei possibili conflitti”. Così, insieme al Ministero delle Politiche agricole, si sta valutando di sperimentare interventi innovativi in specifici ambiti territoriali, come già accade in altri Paesi europei.