Si chiama Wilson ed il suo compito è quello di liberare gli oceani dalla plastica: realizzato dalla fondazione Ocean Cleanup, è un dispositivo lungo 600 metri che ha l’ambizioso obiettivo di ripulire il Great Pacific Garbage Patch, un vortice di plastica grande il doppio del Texas.
Dietro la fondazione, il giovane e determinato 24enne olandese Boyan Slat: dopo aver visto, durante un viaggio in Grecia da adolescente, quanta plastica infestava i mari, il ragazzo ha deciso che la sua missione nella vita sarebbe stata quella di sconfiggerla. Per realizzare questo progetto è stato in grado di raccogliere oltre 30 milioni di dollari nel giro di 5 anni.
Slat ha lasciato gli studi in ingegneria aerospaziale presso la Delft University of Technology ed ha fondato l’organizzazione nonprofit Ocean Cleanup, di cui è ora il CEO e di cui fanno parte oltre 65 persone tra ingegneri e scienziati.
Wilson è stato varato a settembre dello scorso anno, ma dopo qualche settimana i risultati attesi non sono arrivati: il dispositivo risente troppo delle correnti e non riesce a mangiare la plastica. Ora ci si sono messi anche i problemi tecnici: nei giorni scorsi ha subito un danno al largo delle Hawaai e deve essere riparato.
In un tweet, Slat ha espresso il suo dispiacere, aggiungendo che “siamo consapevoli che passi falsi come questo siano inevitabili quando si sperimenta una nuova tecnologia così in fretta” e che si tratta in ogni caso di inconvenienti “risolvibili”
“L’azione di pulizia della Great Pacific Garbage Patch diventerà operativa nel corso del 2019″. ha promesso Slat.
L’obiettivo non è uscito dal radar: raccogliere 50 tonnellate di plastica in un anno.