Recuperare i materiali di scarto dei processi produttivi per reimpiegarli come materie prime: fanghi che producono biometano ed eco-fertilizzanti, acqua depurata per irrigare i campi e pulire le strade cittadine e adesso anche la sabbia di scarto recuperata per essere reimpiegata nei cantieri. E’ l’iniziativa di Gruppo Cap, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, che prenderà vita nei prossimi mesi.
“Il nostro ambizioso benchmark, definito nel Piano di Sostenibilità, è recuperare in nome della circolarità della produzione la maggior quantità possibile di energia e materiali, per arrivare a ridurre del 40% le emissioni di CO2 entro il 2033 – afferma Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo Cap – Le acque reflue rappresentano un prezioso patrimonio, da cui si possono estrarre materiali come cellulosa, biogas e biometano, fosforo e azoto, da reimpiegare nei settori industriali più avanzati. Da tempo pensavamo a una seconda vita anche per le sabbie, che in grande quantità si ritrovano nelle acque di scarto. La cultura della sostenibilità passa anche da un granello di sabbia”.
“Le sabbie estratte dal processo di depurazione dell’impianto di Robecco sul Naviglio, tra i 40 presenti sul territorio, sono un tipo di materiale che solitamente viene smaltito in discarica, con costi piuttosto alti – spiega Cap in una nota – Proprio qualche giorno fa Città metropolitana ha dato l’approvazione per il recupero di tale materiale, prima autorizzazione in Italia con la nuova legge sull’End of Waste”.
Gruppo Cap comincerà quindi a “recuperare e riutilizzare 2.532 tonnellate di sabbia (circa 9,8 tonnellate al giorno) proveniente sia da ‘rifiuti da dissabbiamento’, che derivano dal ciclo di depurazione dei reflui, sia dai ‘rifiuti generati dalla pulizia delle acque di scarico’, frutto dei lavori di manutenzione su caditoie e tombini effettuati nei Comuni del territorio”.
Grazie a uno speciale impianto, appositamente installato nella sezione di trattamento collocato all’interno del depuratore, le sabbie “saranno trattate e disinfettate attraverso un particolare processo di separazione dai rifiuti organici chiamato ‘effetto Coanda’; e saranno poi usate nei cantieri dell’azienda, come materiale per letti di posa nei lavori di rinnovo e rinforzo delle tubazioni della rete di fognatura e acquedotto, evitando l’utilizzo di nuove sabbie, estratte dalle cave. Fondamentale sarà, in questo processo, il coinvolgimento dei fornitori che operano sui cantieri”.
Gruppo Cap infatti “cederà le sabbie di recupero a un costo ben al di sotto del prezzo di mercato”.