Fase 2: economia dell’usato come leva per ripartenza, in Italia vale 24 mld

A poche settimane dall’inizio della fase due nel nostro Paese, dopo mesi in cui le persone si sono dovute fermare ripensando il proprio presente e il proprio futuro, diventa quanto mai importante ripartire facendo leva su comportamenti virtuosi che incidano positivamente sulla ripresa. In questa direzione si inserisce la second hand economy che può rappresentare una risposta concreta non solo per le persone, ma anche per il Paese e per il pianeta, generando valore reale in modo sostenibile.  

La conferma arriva dalla sesta edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da Bva Doxa per Subito, piattaforma per vendere e comprare con oltre 13 milioni di utenti unici mensili, che ha evidenziato come il valore generato dalla compravendita dell’usato nel 2019 sia di 24 miliardi di euro (contro i 23 miliardi del 2018; con una crescita del 33% in 5 anni), pari all’1,3% del Pil italiano, in costante aumento grazie soprattutto all’online, che pesa 10,5 miliardi di euro, ovvero il 45% del totale. 

“L’emergenza che abbiamo vissuto in questi mesi ci ha obbligati a fermarci e a ripensare il nostro modo di vivere, dandoci l’opportunità di ripartire migliori di prima”, dichiara Giuseppe Pasceri, ceo di Subito. “I dati dell’Osservatorio Second Hand Economy ci dicono che l’economia dell’usato può essere una vera e propria leva per ripartire: per il Paese, perché è una forma di economia partecipativa che produce valore e mette in circolo risorse; per le persone, cui fornisce un beneficio economico tangibile; ma anche per il pianeta. Covid-19 ci ha fatto sentire tutta la nostra fragilità, ma anche il potere di fare la differenza con i nostri comportamenti”.  

“Comprare e vendere usato è un gesto semplice, immediato, alla portata di tutti e con un impatto diretto e misurabile sul cambiamento climatico. Lo scorso anno ad esempio grazie ai 18 milioni di oggetti venduti su Subito abbiamo risparmiato 5 milioni di tonnellate di Co2, come aver bloccato il traffico di Roma per 1 anno” conclude Pasceri. L’online gioca un ruolo di primo piano nella crescita dell’economia dell’usato, basti pensare che è responsabile del 70% della crescita assoluta anno su anno (700 milioni su 1 miliardo).  

Nel 2019 pesa 10,5 miliardi di euro, il 45% del totale. Tra coloro che nel 2019 hanno acquistato o venduto oggetti usati, il 58% ha scelto di farlo attraverso l’online, considerato il canale privilegiato soprattutto per la sua velocità (77%), ma anche per la sua accessibilità (44%), semplicità e comodità di utilizzo (38%) e convenienza (34%). Motivazioni che guidano soprattutto chi vende (66%), dove l’online è il canale preferito. 

Cosa comprano gli italiani online? Principalmente ‘Casa&Persona’ (73%), ‘Sports&Hobby’ (63%), ‘Elettronica’ (57%) e ‘Veicoli’. Gli oggetti usati più comprati nel 2019 sono: libri e riviste (di media, 6); abbigliamento e accessori (5). Per quanto riguarda la vendita online, gli italiani vendono principalmente oggetti della categoria Casa&Persona (64%), Elettronica (48%), Sports& Hobby (45%) e Veicoli (26%). Oggetti usati più venduti nel 2019: libri e riviste, a pari merito con abbigliamento e accessori (6 di media); arredamento e casalinghi, a pari merito con musica e film e articoli per bambini (5).  

Le giovani famiglie (35-44 anni) si confermano le più propense a fare second hand (75%), con una preferenza per il canale online (47%). Famiglie con bimbi piccoli, coppie o professionisti in carriera, le motivazioni che spingono ad acquistare e/o vendere usato sono da ricercare principalmente nella possibilità di risparmiare (67%), liberarsi degli oggetti che non si usano più (82%) e per guadagnare (46%), proprio in vista dell’ampliamento della famiglia o di cambiamenti lavorativi.  

Emerge tuttavia una quota sopra la media che crede nel riuso ed è contro gli sprechi (56%), a conferma di una grande sensibilità all’impatto ambientale. Altro target decisamente attivo nella compravendita dell’usato è la Generazione Z, in particolare nella fascia 18-24 (69%), nativi digitali per i quali il canale online è naturalmente il preferito per vendere (83%) e comprare (72%).  

Per loro il driver di acquisto principale è dato dalla possibilità di risparmiare (77%), ma anche perché considerano la second hand un modo intelligente di fare economia che rende molti oggetti più accessibili (58%).  

La vendita avviene invece per guadagnare (51%), ma anche per poter comprare oggetti nuovi (15% vs 11%) che normalmente non potrebbero permettersi. Più attivi della media anche i Baby Boomers 55-64 (64%), per i quali l’offline risulta ancora il canale privilegiato per acquistare o vendere oggetti online (47%).  

Sono loro quelli più sensibili all’aspetto ambientale della second hand, tanto che il primo driver di acquisto è dato da una motivazione legata al riuso e alla lotta contro gli sprechi (57%), che si ritrova anche nella scelta di vendere (48%) insieme alla possibilità di liberarsi del superfluo (83%). 

L’economia dell’usato negli ultimi anni ha vissuto una vera e propria evoluzione continua, che l’ha vista crescere e diventare sempre più rilevante. Per il 71% degli intervistati la second hand economy è destinata a crescere ancora nei prossimi cinque anni, diventando sempre più una scelta consapevole e green (48%), un ottimo strumento per risparmiare (47%) e per rendere i consumi accessibili a più persone (30%). 

Per saperne di più sull’Osservatorio Second Hand Economy 2019, Subito ha creato uno speciale dedicato su Subito Magazine (https://www.subito.it/magazine/ripartiamo-dalla-second-hand-economy.html), dove è possibile trovare anche un focus sulla Generazione Z (https://www.subito.it/magazine/generazione-z.html). La sezione Green (https://www.subito.it/magazine/green) di Subito Magazine ospiterà tutti i futuri approfondimenti sull’economia dell’usato come occasione unica di ripartenza.