Fase 2: ‘dal Lockdown al knockdown?’, l’economia civile non si ferma

L’economia civile non si ferma. Ed è per questo che in attesa della seconda edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile (che si svolgerà a Firenze, a Palazzo Vecchio, dal 25 al 27 settembre), si è tenuto un incontro di approfondimento online di preparazione dal titolo “Dal Lockdown al knockdown?”. Nato da un’idea di Federcasse (l’Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen) che lo promuove insieme a Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia Per Tutti) e Sec (Scuola di Economia Civile) e con il contributo di Fondosviluppo, il Festival ha l’obiettivo di rendere concreti e connessi tra loro i modelli di sviluppo sostenibile in Italia. 

Al webinar, coordinato da Lorenza Lei (prorettore Università e-Campus), hanno preso parte in collegamento: Sergio Costa (ministro dell’Ambiente), Leonardo Becchetti (direttore del Festival Nazionale dell’Economia Civile e co-fondatore NeXt), Andrea Delogu (conduttrice radiotelevisiva) e Alessandra Ghisleri (direttrice Euromedia Research). 

“La natura, durante questo periodo di lockdown, si è ripresa il suo ruolo predominante e ciò conferma come basti veramente poco per arrivare a mitigare il problema ambientale” ha affermato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.  

In questa direzione, quindi, “mi pare opportuno scegliere un post-covid che tenga conto di quanto abbiamo toccato con mano. La tragedia del coronavirus rimane tale, ma non deve però essere seguita da una nuova tragedia ambientale”. Secondo il ministro, “dobbiamo prendere nota di quanto successo per cambiare il paradigma dell’ambiente. Non è vero, infatti, che la ripresa economica sia necessariamente in contrasto con la tutela dell’ambiente. Ovvio che la convivenza tra i due fattori deve essere regolamentata”. 

“In un momento in cui abbiamo vissuto questa crisi, la prima cosa da fare è dare liquidità e far sopravvivere aziende e famiglie per arrivare alla terza fase, quella della ripartenza. Il primo punto è un piano energia e clima che guarda agli anni successivi, immaginando un paradigma economico che collimi con la tutela dell’ambiente e del clima. E’ sicuramente un processo da seguire passo dopo passo sul lungo termine. Nel breve periodo – ha aggiunto il Ministro Costa – dobbiamo guardare allo smart working con ottimismo per far si che si riducano le tematiche relative all’inquinamento”. 

“L’Unione Europea, rimanendo in ambito ambientale, ha preso un impegno solenne: un nuovo green deal europeo, ponendo 100 miliardi all’anno per 10 anni. Questo significa che nel campo ambientale si vuole tracciare un solco nuovo. Da qui – ha concluso Costa – dobbiamo partire per cambiare il paradigma ambientale nel post emergenza”.  

Secondo Leonardo Becchetti, direttore del Festival Nazionale dell’Economia Civile e co-fondatore NeXt, “le aree di squilibro del nostro sistema sono tutte correlate e se le affrontiamo separatamente, avremo inevitabilmente dei problemi. Oggi questa epidemia ci lancia un campanello di allarme: parlare di rischi ambientali ed economici non è da radical chic. Queste tragedie possono mettere sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie”.  

“In Italia abbiamo dei dati molto completi, che dimostrano la correlazione tra i tanti fattori. Tra questi dati ci sono il lavoro continuo delle aziende che non si fermano ed anche l’aumento dell’inquinamento e delle polveri sottili. Proprio quest’ultimo fattore incide sui nostri polmoni: è assodato che la presenza di polveri sottili aumenti il rischio infiammatorio per malattie polmonari”.  

“Indipendentemente da questo, il tema di policy è: far ripartire l’economia, ma in maniera etica verso l’ambiente. A questo va collegata la digitalizzazione del lavoro e dell’istruzione. Prendere la macchina per andare a lavoro o a scuola, significa implementare l’inquinamento. Questo periodo così duro e di profonda riflessione ci deve portare ad un modello di vita nuovo. Non è sicuramente facile, ma è una battaglia culturale e politica da affrontare”.  

Lo smart working, ha proseguito Becchetti, “ci regala un gruzzolo di tempo liberato. Noi stessi dobbiamo diventare amministratori del nostro tempo tra lavoro, tempo libero e svago. Chiaro che lo smart working di oggi non è quello che potremmo utilizzare in futuro, quando saremo più liberi di fare tutto e potremmo attuarlo al meglio. Siamo di fronte ad un’opportunità eccezionale di digitalizzarci: non sprechiamola”. 

“L’economia civile vuole pensare ad una ricchezza di senso, che significa qualità di vita di relazione. E’ un’economia politicamente più appagante, visto che molti credono che la concorrenza debba tagliare fuori l’economia di senso. Se diciamo che nella società vali qualcosa solo sei primo nella classifica, tutto questo non è attraente e crea disagio e polemica. La rivoluzione del futuro – ha concluso Becchetti – è l’economia circolare che potrà attivare molte di quelle risorse di cui abbiamo bisogno. Noi siamo e dobbiamo essere parte di questo cambiamento».