Bene la tradizionale pizza ma a fare il boom è il gelato. Crescono i menù baby e formato famiglia e anche a Pasqua gli italiani hanno fatto ricorso alle consegne a domicilio per menù tradizionali, pastiera napoletana, colomba. Il food delivery ai tempi del coronavirus è un servizio ritenuto importante o essenziale dal 90% degli intervistati, tanto per chi è costretto in casa quanto per i ristoranti che così possono continuare a lavorare, e il 60% vi fa ricorso in questo periodo.
Lo rileva l’osservatorio nazionale Just Eat che presenta i risultati del focus dedicato al Covid-19 per fotografare abitudini, gusti e priorità degli italiani tra piatti e cucine preferite, nuovi comportamenti e necessità, su un campione di oltre 30.000 intervistati. Ed ecco come l’emergenza ha cambiato le abitudini degli italiani.
Il food delivery, che resta consentito per ristoranti, locali e pizzerie chiuse al pubblico, rappresenta per il oltre il 90% del campione intervistato un servizio importante o essenziale in questo momento, cogliendone l’importanza soprattutto per i ristoranti, che possono continuare a fare consegne, nonostante siano chiusi al pubblico (66%) ma anche per chi ordina ed è costretto a casa (30%).
Cresce la richiesta di attivazione del servizio da parte dei ristoranti e anche da parte di realtà che non ne usufruivano in precedenza, e che vedono nel food delivery un supporto concreto al proprio business. Tra questi anche brand popolari che possono in questo modo continuare a offrire le proprie specialità ai clienti, e ai clienti stessi la possibilità di riceverli direttamente a casa. Quasi il 60% degli italiani intervistati rivela inoltre di ordinare cibo a domicilio in questi giorni, mentre chi non lo fa dichiara come motivazione principale di dedicarsi soprattutto alla cucina, passando molto tempo in casa.
Cosa ordiniamo? La pizza si conferma il piatto più ordinato, seguita da hamburger, sushi, pollo e cucina italiana, soprattutto in alternativa al cucinare a casa in questi giorni di isolamento. Una new entry assoluta è invece il gelato che si inserisce in classifica al quinto posto tra le cucine più ordinate nelle ultime tre settimane, a differenza dei trend dei periodi “più standard” quando sfiora ma non rientra in top 10. Tra i principali trend di crescita si attestano poi proprio i dolci e i gelati (+133%), ma anche sushi e cibo giapponese nei formati da mangiare in famiglia e in gruppo, come le barche e i mix (+124%) e le ormai famose pokè bowl (+54%).
Emergono inoltre trend specifici come la crescita dei menù dedicati al pranzo, utili per chi lavora da casa, quelli per i più piccoli (menù baby), dolci e sfiziosità, birre artigianali e qualche bottiglia di buon vino.
A ordinare sono più gli uomini delle donne (60% vs 56%), il primo motivo per farlo è regalarsi una coccola (59%), soprattutto per le donne (56%), ma anche una comoda alternativa all’andare a fare la spesa, limitando così il numero delle uscite (48%). Per chi è in smart working è pratico ordinare a pranzo o a cena non avendo tempo di cucinare (15%), soprattutto per gli uomini (56%), e per evitare le code ai supermercati e le attese per la spesa online (17%).
Esplorando poi le diverse fasce di età, emerge la voglia di staccare la spina con il food delivery ordinando qualcosa di goloso soprattutto per la fascia 18-25 anni, l’ordine a pranzo soprattutto per i giovani dai 26 ai 35 anni, l’evitare la coda ai supermercati o l’attesa per la spesa on-line per i 36-45 anni e un’alternativa all’andare a fare la spesa, limitando il numero di uscite, soprattutto per la fascia 45-54 anni.
Pasqua: la top 10 del food delivery. Tra le scelte degli italiani a domicilio, al primo posto c’è la pastiera artigianale napoletana, anche in versione monoporzione, seguono i menù di Pasqua e Pasquetta, patate al forno, colomba e gelato artigianale, la lasagna anche al pesto, il misto di carne grigliata, il tiramisù, il casatiello e la torta pasqualina. Tra i piatti più ordinati, poi, oltre alla pizza bene il risotto nelle sue più varie varianti, la birra, gli antipasti, gli hamburger e i dolci vari, seguiti da uramaki, gelato, panini, pasta e pollo.
Ed è proprio su birra e vino che si è condensata la crescita di Pasqua nel food delivery, accompagnando altri piatti che dimostrano la crescita più importanti in termini di ordini: gli arrosticini, gli antipasti di mare e di terra, le tigelle e le specialità di carne. Bene anche i cocktail a domicilio.
Sul fronte della sicurezza, per il 65% è importante che il fattorino indossi mascherina e guanti (soprattutto per le donne, 53%), e la consegna ‘contactless’ richiesta dal 60% di chi ha dichiarato di ordinare a domicilio in questo periodo. Altrettanto importante il pagamento elettronico (57%), in particolare per le donne (49%) così come i sacchetti del cibo ben chiusi (47%).
Oggi Just Eat ha raggiunto una presenza sul territorio in oltre 1.100 comuni e più di 105 province, in ogni regione italiana, con oltre 13.500 ristoranti partner e oltre 35 milioni di pasti consegnati dal 2014. “Questa espansione territoriale – commenta Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia – vuol dire per noi poter essere un supporto concreto e di sviluppo per tutto il mercato della ristorazione, non soltanto nelle grandi città, ma anche nelle province e nei centri più piccoli, coprendo ad oggi con il servizio il 64% della popolazione e il 100% dei comuni con più di 50mila abitanti.”
“Stiamo facendo tutto il possibile per supportare i ristoratori che hanno deciso di cogliere questa opportunità, operando nel rispetto delle misure precauzionali – aggiunge Contini – Crediamo che lo sviluppo del digitale abbia ancora un enorme potenziale legato al food delivery, basti pensare che in Italia ancora solo il 18% del mercato è appunto digitale. In questo momento nuovi clienti e nuovi ristoratori si sono avvicinati al take away digitale, cambiando radicalmente le proprie abitudini di consumo e di business, e ci aspettiamo che questo trend possa persistere anche dopo questo momento di difficoltà, proprio come potenziale di grande sviluppo e digitalizzazione anche del mercato della ristorazione.”