Nove giovani italiani su dieci riconoscono come la crisi climatica stia modificando la società e, anche se solo il 19% si definisce ‘attivista’, il 74% si dice attento e interessato al tema. In particolare, il 50% ritiene che quello del clima sia il problema più urgente da affrontare, seguito dall’inquinamento (30%) e dal mondo animale (8%). Sono soltanto alcuni dei dati che emergono da ‘Time to Question’, la mega-inchiesta realizzata da Arte in collaborazione con Nhk World Japan per capire come i giovani affrontano le questioni ambientali e climatiche, ma anche come vedono la società, l’economia e la politica del XXI secolo. Oltre 400mila europei tra i 18 e i 35 anni hanno risposto (a maggio 2020) alle 132 domande del sondaggio online e un team di sociologi ha poi valutato più di 40 milioni di risposte raccolte.
I risultati di quello che è il più grande studio sociologico mai realizzato sulle questioni ambientali scaturiscono ora in una programmazione straordinaria disponibile gratuitamente in streaming e sottotitolata in italiano su Arte in italiano che comprende l’omonima serie di cortometraggi prodotti da Arte: 5 filmati di 7 minuti ciascuno per la regia di Henri Poulain che con animazioni, materiale d’archivio e interviste raccontano e illustrano i dati raccolti e offrono un nuovo sguardo europeo sulla protezione dell’ambiente.
La ricerca contribuisce così ad abbattere stereotipi come il fatto che i comportamenti sostenibili ed eco-compatibili siano un’esclusiva delle classi più abbienti: per il 77% degli europei (e il 73% degli italiani) l’ecologia non è una cosa da ricchi. Come si spiega nel primo filmato ‘Ecologia è roba per ricchi?’ emerge proprio che i più precari sono due volte più toccati dai problemi ambientali e il 75% di loro compra bio.Si parla poi di responsabilità individuale e abitudini da cambiare per il bene del clima: gli italiani affermano che per prendersi cura dell’ambiente hanno modificato i propri consumi (72%) e limitato gli sprechi (70%), valutato o scelto mezzi di trasporto più sostenibili (51%).
C’è anche chi ha deciso di rendere la propria casa più sostenibile ed efficiente (25%), di cambiare la propria carriera lavorativa (11%) per motivi etici o ambientali o ancora di limitare l’uso di internet (6%). Più difficile eliminare la carne dai propri pasti: il tema è al centro del cortometraggio Dovremmo smettere di mangiare carne? dove si spiega come la produzione intensiva di carne sia causa dell’emissione del 15% di gas serra. Tuttavia, nonostante l’81% dei giovani non ritenga l’uomo superiore ad altre specie, il 56% degli europei non è d’accordo sullo smettere di mangiare carne (per l’Italia: 52%), mentre per esempio i tedeschi votano sì nel 61% dei casi.
Dal sondaggio emerge inoltre la connessione tra ambientalismo, diritti e genere degli individui sondati e si mostra nel cortometraggio Le donne salveranno il pianeta? come le donne siano effettivamente più sensibili ad alcuni temi di natura sociale. Ad esempio, il 65% delle donne afferma che il problema ambientale sia da affrontare con massima urgenza, contro il 55% degli uomini. Il razzismo viene definito grave per il 70% delle donne, contro il 55% degli uomini; inoltre il 56% delle donne è favorevole all’apertura dei confini, contro il 53% degli uomini. Sulle questioni di genere più donne che uomini si dichiarano coinvolte (67% contro 41%).
Dal sondaggio di Arte emerge inoltre prepotentemente la diffidenza degli intervistati nei confronti di governi e istituzioni e la loro capacità ad affrontare l’emergenza climatica, tema affrontato nel corto Emergenza climatica, urgenza democratica? : il 63% dei partecipanti pensa che il governo non faccia abbastanza per l’ambiente e in particolare l’89% degli italiani chiede che al governo di imporre pratiche ecologiste.
Ma quindi, come sarà il mondo di domani? Nel corto ‘Il mondo di domani sarà (per forza) peggiore?’ viene messo in luce il pessimismo degli intervistati rispetto ad un possibile collasso della società civile, così come la conosciamo: il 94% afferma che il cambiamento climatico porterà a cambiare la società e il 67% ritiene la decrescita sia una possibile o l’unica soluzione.
Bisogna quindi cominciare da subito a rimboccarsi le maniche. Per 8 italiani su 10 si potrebbe cominciare dall’eliminare il packaging in plastica, mentre il 55% sarebbe disposto a vietare il transito alle macchine nei centri storici delle città. Il 37% rinuncerebbe a frutta e verdura fuori stagione e il 21% a dolci che contengono olio di palma. Inoltre, quasi 3 su 10 si dicono disposti ad evitare i voli domestici quando non indispensabili e a scegliere mezzi di trasporto meno impattanti. Nessuno però rinuncerebbe allo streaming video.