Proposte per le foreste d’Italia, il decalogo di Legambiente

Una parte delle risorse stanziate dall’Europa con il NextGenerationEU e destinati all’azione per il clima devono essere investiti in soluzioni basate sulla natura volte a promuovere la biodiversità e gli ecosistemi. Per questo Legambiente, in occasione del III Forum ‘La Bieconomia delle Foreste. Conservare – Ricostruire- Rigenerare’ lancia oggi un decalogo di dieci punti sul patrimonio forestale italiano che prevede tra le azioni chiave quella di avere ecosistemi sani e foreste resilienti per frenare gli effetti del climate change, creare nuove aree protette che, in coerenza con la Strategia Europea per la Biodiversità, devono crescere fino al 30% entro il 2030, realizzare una rete nazionale delle foreste vetuste e primarie e i Santuari della biodiversità, prevenire e ridurre i rischi naturali per le foreste.  

Il decalogo di Legambiente:  

1. Ecosistemi sani e foreste resilienti per frenare gli effetti del climate change 

2. Creare la Rete nazionale delle foreste vetuste e primarie ed i Santuari della biodiversità 

3. Incrementare il territorio protetto per aumentare la biodiversità forestale  

4. Prevenire e ridurre i rischi naturali per le foreste  

5. Creare foreste urbane per rigenerare le città e combattere la crisi climatica 

6. Garantire la diffusione della pianificazione e della certificazione forestale 

7. Costituire un Cluster Legno nazionale per sostenere le filiere locali e il Made in Italy 

8. Aumentare l’uso del legno nei processi produttivi e l’uso a cascata ai fini energetici  

9. Sostenere la bioeconomia circolare e finanziare la biodiversità e le infrastrutture verdi; 

10. Contrastare il commercio illegale del legno e dei prodotti di origine forestale.  

I boschi sono la più importante infrastruttura verde del Paese. Coprono il 36,4 % della superficie nazionale (circa 10,9 milioni di ettari) e per il 27,5% sono sottoposte a vincolo naturalistico, ospitano importanti specie di piante e animali, come alcuni grandi predatori a rischio di estinzione, e svolgono funzioni e servizi indispensabili alla vita dell’uomo. La superficie forestale nazionale è in costante aumento da decenni: è passata dal 12% circa alla fine del 19esimo secolo al 36,4% attuale. L’Italia importa l’80% del fabbisogno di prodotti legnosi.  

Il legname consumato (tondo e semilavorato) proviene per oltre il 65% dall’estero e principalmente da Austria, Francia, Svizzera e Germania. Nonostante ciò la filiera produttiva italiana legata alla risorsa legno – connessa sia con le foreste di origine naturale che con le produzioni legnose fuori foresta – rappresenta un’importante realtà produttiva e occupazionale per il Paese e presenta ampie possibilità di crescita e sviluppo. Il settore e le filiere forestali generano l’1,6% del Pil e oltre 300mila occupati nel settore legno arredo, carta e packaging. Inoltre l’Italia è il più importante produttore ed esportatore di mobili ed ha una grande e consolidata capacità produttiva nel settore cartario e del packaging. 

Per questo Legambiente nel suo decalogo propone anche di costituire un Cluster Legno nazionale per sostenere le filiere locali e il made in Italy, di aumentare l’uso del legno nei processi produttivi e uso a cascata ai fini energetici, di sostenere la bioeconomia circolare e finanziare la biodiversità e le infrastrutture verdi, di garantire la diffusione della pianificazione e della certificazione forestale e di contrastare il commercio illegale del legno e dei prodotti di origine forestale.  

Infine l’associazione ambientalista chiede di creare più foreste urbane per rigenerare le città, combattere la crisi climatica e raggiungere gli obiettivi sul clima fissati con l’Accordo di Parigi. Le foreste hanno un ruolo importante nel ciclo globale del carbonio e per mitigare l’effetto serra. Si stima che nel mondo 3,9 miliardi di ettari di foreste, circa il 30% delle terre emerse, immagazzinino oltre 1.100 miliardi di tonnellate di carbonio. Boschi e foreste italiane immagazzinano 1,24 miliardi di tonnellate di carbonio.  

Per questo, in coerenza con la strategia europea per la biodiversità, bisogna promuovere un piano nazionale di messa a dimora di alberi che privilegi le aree urbane, periurbane e i fondovalle e che coinvolga tutti comuni e non solo le città metropolitane. La Legge n. 10/2013 ha introdotto misure per censire, gestire e valorizzare il verde urbano. Malgrado ciò le politiche del verde messe in atto dai comuni italiani sono ancora altalenanti. Poco più del 53% dei comuni capoluogo hanno un catasto degli alberi.  

Solo il 44,8% hanno il regolamento del verde urbano, e ancora pochi utilizzano i criteri minimi ambientali per gli appalti nella manutenzione delle alberature. In molti comuni, per mancanza di personale specializzato o per prassi consolidate, anziché seguire criteri selvicolturali e tecniche di arboricoltura urbana si ricorre alle cosiddette ‘capitozzature degli alberi’. Le città italiane con il maggior numero di piante in rapporto agli abitanti sono Cuneo (203 piante/abitante) e Modena (114 piante/abitante).