L’80% degli impatti ambientali sono la conseguenza di scelte progettuali dei prodotti. E’ quanto emerge dal white paper ‘Economia Circolare – verso un nuovo paradigma produttivo’ realizzato da TÜV Italia, parte del Gruppo TÜV SÜD, ente di certificazione. Il documento è dedicato ai dati e alle motivazioni che giustificano la crescente spinta – anche normativa – verso un nuovo modello produttivo più rispettoso dell’ambiente e del futuro dell’umanità senza rinunciare alla crescita.
In questa fase di rilancio del paese, l’economia circolare è senz’altro un’opportunità ma è anche una necessità: l’estrazione di materie prime su scala mondiale si è triplicato negli ultimi 50 anni e raddoppierà entro il 2060. E l’impatto ambientale parla chiaro: l’estrazione e la lavorazione delle risorse contribuiscono al 50% delle emissioni di gas ad effetto serra.
Il white paper, dunque, individua 6 linee strategiche dell’economia circolare.
1. Privilegiare il riciclo rispetto al maggior valore. Riutilizzo, sharing, ricondizionamento o riproduzione e riqualificazione. Progettando in questo modo i prodotti o sviluppando modelli di business incentrati su logiche di condivisione si genera più valore per il business e i clienti. Il riciclo sopravvive come elemento complementare e subordinato.
2. Spostare l’attenzione dai prodotti al servizio. Solitamente il consumatore ha bisogno di un prodotto (che sia una lavatrice o un’auto) per un periodo di tempo limitato e nell’ottica di fruire di un servizio; da qui, logiche quali noleggio, abbonamento, condivisione o leasing.
3. Estendere la vita utile dei prodotti. Un aumento della durata dei prodotti implica un più prolungato utilizzo degli stessi (potenzialmente, anche da diversi utenti).
4. Scegliere materiali circolari e salubri. Non tutti i materiali sono idonei ad essere utilizzati nell’ambito dell’economia circolare. La ricerca e la scelta di materiali con elevate caratteristiche di durabilità, resistenza e/o riciclabilità, e allo tesso tempo senza sostanze che possono risultare nocive per l’uomo e l’ambiente, risulta essenziale al fine di progettare prodotti davvero circolari.
5. Dematerializzare. Ridurre la quantità di risorse richieste dai propri progetti. Si pensi alla dematerializzazione della musica o ai materiali componenti prodotto e packaging.
6. Progettare in modo da rendere più facile la modifica dei prodotti. Progettare in modo da facilitare la modifica, il miglioramento e la riparazione dei prodotti, semplificando il disassemblaggio parziale e di specifici componenti. Si abbassano i costi e gli sforzi necessari alla sostituzione dei singoli componenti eventualmente difettosi, adattando i prodotti alle esigenze del consumatore e prolungandone l’utilizzo.
L’economia circolare in Italia. L’Italia, storicamente carente di materie prime, ha da sempre dovuto sviluppare vie alternative attraverso una spiccata attitudine all’innovazione e a forme di economia circolare. Secondo l’ultimo Rapporto sull’economia circolare in Italia del Circular Economy Network (Cen) ed Enea, il nostro Paese si colloca ai vertici della graduatoria europea nel processo verso l’economia circolare. Basti pensare che nella gestione dei rifiuti urbani l’Italia è al 2° posto dopo la Germania, al 1° posto considerando il riciclo di tutti i rifiuti.
“La pandemia da Covid-19 sta mettendo a dura prova il modello economico attuale. In questo contesto dove la salute dell’economia è stata fortemente compromessa da un rapidissimo e globale deterioramento della salute pubblica, lo sviluppo di un’economia circolare può costituire allo stesso tempo una necessità ed un’occasione di ripartenza” afferma Riccardo Arena, Senior Consultant – Sustainability, TÜV Italia.
Questo white Paper, conclude Arena, “fornisce una rappresentazione completa circa il tema dell’economia circolare, richiamandone principi, politiche ed applicazioni, con particolar riferimento al contesto Europeo ed Italiano”.