Un maggiore impegno di Stato e Regioni per guidare una rivoluzione verde, urgente e non procrastinabile, che parta dai boschi e dalle economie collegate. È ciò che auspica il Forest Stewardship Council Italia, organizzazione non governativa internazionale che promuove la salvaguardia e la gestione responsabile delle foreste, per la ripartenza green del nostro Paese. 

Il lockdown e la pandemia globale hanno riportato al centro del dibattito negli ultimi mesi la necessità di accelerare verso una vera transizione verde e il green deal, lanciato a dicembre 2019 dalla presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen, delinea uno sforzo comune senza precedenti, a partire dal fondo a disposizione per la transizione – mille miliardi di euro in dieci anni.  

“Le scelte in materia di sostenibilità dei vari Stati dovranno essere prese con coscienza e di comune accordo – afferma Diego Florian, Direttore di Fsc Italia – perché il nostro Pianeta è malato da tempo; abbiamo bisogno di un’azione comune, a livello internazionale come nazionale, per cercare di invertire la rotta”.  

In questo senso, nei prossimi mesi si gioca una partita cruciale: “Abbiamo a disposizione uno degli strumenti più efficaci per combattere la crisi climatica, ossia gli alberi, che in Italia ricoprono quasi il 40% della superficie nazionale – continua Florian – sta a noi ora impiegarli in strategie adattive con risultati quantificabili”. Da qui l’appello di FSC Italia con cinque proposte. 

1. Includere gli alberi e i boschi in una strategia climatica nazionale. Molte aree boschive nel nostro Paese sono gestite in forme non adeguate, ma sono sempre di più gli Enti, le cooperative, le imprese sociali e le aziende che scelgono di investire in progetti di rimboschimento e conservazione del patrimonio arboreo nazionale.  

Affinché queste azioni non siano frammentarie e scollegate, è indifferibile una regia comune e obiettivi di lungo periodo che possano valorizzare i servizi naturali che i boschi offrono: determinante in questo sarà l’apporto delle Regioni nell’implementazione di politiche di gestione forestale e il coordinamento nazionale di queste attività.  

2. Valorizzare i servizi offerti dei boschi. La politica e le istituzioni devono finalmente prendere atto che i boschi non producono solo materie prime come legno e carta, ma offrono all’ecosistema e alle nostre comunità i loro servizi naturali: proteggono la biodiversità, contrastano i fenomeni di erosione del suolo, regolano il ciclo dell’acqua, catturano l’anidride carbonica e offrono la possibilità di aumentare il benessere dei cittadini attraverso lo sviluppo di attività turistiche e ricreative ‘slow’.  

Aumentando la capacità di fornitura di questi servizi dei boschi, svilupperemo la capacità di resilienza dei territorio, con benefici diffusi. L’Italia su questo detiene un primato: è stato il primo Paese al mondo, due anni fa, a certificare questi servizi naturali dimostrando l’impatto della gestione forestale responsabile su fattori come acqua, suolo, aria e biodiversità. 

3. Maggiore supporto all’economia del bosco. Valorizzare i servizi dei boschi non significa escludere l’economia dei prodotti forestali: l’Italia dipende ancora fortemente da importazioni di legname estero (compriamo segati di conifera dall’Austria per 2,4 milioni di metri cubi ogni anno, Fonte Fao), e ciò riduce la capacità e l’efficienza delle filiere nazionali. Sostenere il settore forestale nazionale significa già oggi dare lavoro ad oltre 100 mila persone (dati Raf), creando in futuro nuove opportunità occupazionali a tutti i livelli e dando valore a filiere corte e responsabili.  

4. Boschi urbani e periurbani come parte delle strategie di resilienza del territorio e delle comunità. Le città occupano il 3% del nostro Pianeta, ma ospitano oltre il 60% della popolazione mondiale e consumano il 75% delle risorse a disposizione. Ecco quindi che per garantire luoghi più sicuri dal punto di vista sociale, sanitario, ambientale ed economico avremo sempre più bisogno di spazi verdi nelle nostre città.  

Per questo i parchi urbani e di periferia vanno considerati a tutti gli effetti infrastrutture verdi da pianificare e gestire per garantire servizi come acqua e aria buona, luoghi di svago e sport, aree per combattere l’inquinamento e gli effetti dei cambiamenti climatici come il calore, le alluvioni e la siccità. 

5. Ricorso a solidi standard volontari in tema di gestione forestale responsabile. In un contesto di valorizzazione della filiera forestale e dei servizi naturali offerti dai boschi, la certificazione è garanzia per pratiche di gestione forestale sostenibile, ma diventa anche strumento che consente di misurare e valorizzare gli impatti positivi dei boschi e di costruire strategie di gestione e di mitigazione che si adattino alle sfide odierne. 

“Quasi 70mila ettari di foreste in Italia vengono già gestiti secondo gli standard Fsc. Continueremo a lavorare con le istituzioni affinché comprendano l’importanza di questo approccio” conclude Florian.