Italia brucia, “clima aggrava il fenomeno”

Dall’incendio scoppiato sul Gran Sasso a inizio mese ai roghi del palermitano, passando per Campania e Calabria, “anche questa estate presenta il conto di aree boschive danneggiate o perdute a causa degli incendi. In generale, le principali cause sono il progressivo abbandono di aree agricole e di pascolo, la mancanza di gestione del territorio e un approccio che si concentra principalmente sulla lotta agli incendi attivi piuttosto che sulla loro prevenzione”. E la situazione “è destinata a peggiorare: i cambiamenti climatici causeranno sempre più spesso condizioni meteorologiche estreme che predispongono la vegetazione a bruciare”. 

È quello che emerge dal rapporto ‘Un Paese che brucia. Cambiamenti climatici e incendi boschivi in Italia’, pubblicato da Greenpeace Italia e Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (Sisef) con l’obiettivo di spiegare il legame fra questi due fenomeni, offrendo raccomandazioni e proposte. 

Secondo il report, negli ultimi anni nel bacino mediterraneo si è assistito a incendi sempre più vasti e severi, con grandi superfici percorse e perdite di vite umane. Dal 2000 al 2017 le aree interessate da incendi sono state 8,5 milioni di ettari, circa tre volte e mezzo la Sardegna.  

“I cambiamenti climatici sono la principale sfida del nostro tempo: eventi meteorologici estremi come tempeste di vento e siccità che facilitano la diffusione degli incendi sono sempre più frequenti e intensi, anche in Italia – commenta Federico Spadini, Campagna Clima di Greenpeace Italia – In futuro dobbiamo aspettarci un ulteriore aggravarsi del rischio incendi in molte zone d’Europa, così come degli altri eventi estremi. Per scongiurare la catastrofe climatica dobbiamo agire ora per ridurre e poi azzerare le emissioni di gas serra, a livello nazionale e internazionale.  

I cambiamenti climatici e le foreste “sono strettamente connessi – spiega il report – Da un lato, le foreste trattengono e assorbono carbonio, svolgendo quindi un ruolo determinante nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Dall’altro, l’aumento delle temperature medie annuali, l’alterazione delle precipitazioni e il verificarsi di eventi meteorologici estremi (per forza e frequenza) mettono a rischio funzionalità e salute delle foreste, diminuendone la capacità di fornire servizi ecosistemici, ed esponendole ulteriormente a tempeste, siccità e incendi sempre più frequenti”.  

“In Italia lo vediamo chiaramente: da quarant’anni a questa parte gli incendi boschivi hanno colpito in media 107mila ettari all’anno. Il nostro patrimonio forestale, seppur in crescita come superficie totale per il progressivo abbandono delle campagne, è gravemente minacciato da incendi sempre più frequenti e severi”, afferma Martina Borghi, campagna Foreste di Greenpeace Italia.  

“Gli incendi boschivi stanno cambiando il loro comportamento e sono sempre più difficili da estinguere. Non possiamo continuare ad affrontarli con un approccio unicamente emergenziale: dobbiamo puntare su prevenzione e controllo degli incendi”, dichiara Luca Tonarelli, membro Sisef e direttore tecnico del Centro di addestramento antincendi boschivi di Regione Toscana.  

“Per farlo, dobbiamo rafforzare la resistenza e resilienza degli ecosistemi forestali attraverso una migliore gestione del territorio e pratiche come la selvicoltura preventiva, soprattutto nelle zone dove abitazioni e aree naturali sono attigue. È altrettanto importante migliorare gli strumenti di raccolta dati, analisi e reportistica sugli incendi, al momento insufficienti”, conclude Tonarelli.