Nell’incubatrice del Parco Natura Viva di Bussolengo è venuta alla luce la piccola di gipeto che il 13 giugno prossimo sarà condotta tra gli altipiani e le gole del Parco Regionale Des Grand Causses, 100 chilometri a nord di Montpellier, in Francia.
Così, in pieno lockdown e senza mamma naturale a sfamarla, lo staff del Parco Natura Viva ha dovuto camuffarsi e allevarla, vestendo i panni del genitore adottivo: un’impresa complessa ma necessaria poiché la piccola avrà la necessità di affrontare la vita selvatica con un bagaglio di competenze in cui l’imprinting sull’uomo deve essere categoricamente assente.
Come suo fratello prima di lei, dunque, la figlia di Fabian e Julia verrà reintrodotta in natura nell’ambito del progetto ‘Life Gypconnect’ che ha come partner la Vulture Conservation Foundation: l’obiettivo è proseguire nel ripopolamento di una specie che si estinse sulle Alpi europee a causa dell’uomo e contribuire a quel contingente di 323 esemplari nati in zoo e centri di allevamento e rilasciati in natura che, sin dal 1986, ha permesso a questa specie di tornare a volare nei cieli del Vecchio Continente.
“Abbiamo allestito un set di allevamento vero e proprio seguendo le indicazioni della Vulture Conservation Foundation – spiega Camillo Sandri, veterinario e direttore tecnico del Parco Natura Viva di Bussolengo – In silenzio assoluto e coperti integralmente da un saio marrone che lasciava spazio solo agli occhi, offrivamo cibo alla piccola tramite un fantoccio da indossare al braccio che riproduce le esatte fattezze del volto di mamma gipeto. Il suo becco finto prelevava pezzettini di carne da una ciotola e li porgeva alla piccola che rispondeva davvero bene, pigolando e riconoscendo la sua mamma-fantoccio, la quale veniva lasciata di fronte a lei in maniera permanente”.
Se nei primi giorni di vita la piccola mangiava 5 volte al giorno e non lasciava mai la sua camera calda, nel giro di questi 40 giorni si è potuti arrivare ad alimentarla due volte.
“A due settimane dalla nascita abbiamo potuto portarla in un box sul nido in voliera nel quale trascorreva solo le ore più calde e dal quale poteva vedere la sua mamma da molto vicino – conclude Sandri – mentre ora, abbiamo potuto spostarla lì stabilmente. Così non ha più bisogno della presenza costante del fantoccio: la piccola guarda Julia, la richiama, la osserva e ne riproduce i comportamenti, compreso il tentativo di lisciarsi le penne”.